Confindustria fa sentire la sua voce in tema di energia. Emma Marcegaglia, presidente dell’organizzazione degli industriali, ritiene infatti che l’Italia “debba investire sull’energia da fonti rinnovabili“, ma anche che sia necessaria “su questo tema una graduale riduzione degli incentivi, i quali sono tra i più alti d’Europa”.
La Marcegaglia ha poi specificato che l’efficienza energetica è “un elemento fondamentale” e proprio a tal proposito -ha puntualizzato- “uno studio dice che se noi avessimo mantenuto gli incentivi all’efficienza energetica che erano in piedi fino alla fine del 2010 e che sono stati cancellati oggi in parte noi avremmo potuto aggiungere lo 0,4% di Pil all’anno fino al 2020, creando 800mila nuovi posti di lavoro” e risparmiando “3 miliardi di bolletta energetica a fronte di un costo di 1,5 miliari di di euro all’anno”.
Confindustria esorta inoltre ad “andare avanti sul nucleare” e in tale ottica considera opportuno rivedere il Titolo V della Costituzione “per far sì che le grandi opere infrastrutturali energetiche tornino a una decisione nazionale”.
Pronta è stata la reazione di Greenpeace, Legambiente e Wwf, le quali sostengono che “si attaccano gli incentivi alle rinnovabili per favorire il nucleare, quando per anni i soldi sono andati per la maggior parte alle cosiddette assimilate, cioè ai combustibili fossili e inceneritori”.
Le tre organizzazioni ambientaliste pertanto, in una nota congiunta, hanno manifestato il timore “per le prese di posizione e strumentalizzazioni di questi giorni promosse dall’Autorità per l’Energia”; trattasi -aggiungono- di “un attacco che mette in discussione il raggiungimento degli obiettivi europei al 2020” e di “una campagna miope” in quanto “tutto il mondo sta investendo sulle rinnovabili, mentre gli investimenti sulle altre tecnologie sono in caduta libera“.