L’ennesimo spreco della mala-politica italiana è stato reso noto da Il Sole 24 ore solo pochi giorni fa: ogni consigliere regionale s’intasca 743 mila euro all’anno di stipendio. Considerando che la somma dei seggi di tutte le regioni arriva a 1.111, il calcolo è presto fatto: più di 825 milioni di euro che annualmente ricevono i politici
dei “piccoli parlamenti”, tutti soldi pubblici, tutti soldi nostri.
La gravosità di queste cifre mette in dubbio l’effettiva serietà dei “tagli alla politica” del governo Monti, sono stati dimezzati i consigli dei comuni piccoli e piccolissimi, andando a risparmiare una cifra irrisoria rispetto a quella spesa per le regioni, considerando anche il fatto che solo un centinaio di politici hanno in questo modo perso la propria carica istituzionale.
Ovviamente, le cifre rese note dal quotidiano economico sono frutto di una media ponderata, andando più nel dettaglio ad analizzare le azioni dei singoli consigli regionali ecco che vengono alla luce le regioni più corrette da una parte, e quelle da cartellino rosso dall’altra.
Sono stati considerati diversi fattori: il numero di consiglieri e commissioni alle loro indennità e rimborsi, le spese per organi costituzionali e consulenze, il tutto messo in relazione alle dimensioni della regione.
Alla luce di questa verifica, Emilia Romagna, Marche e Veneto si sono dimostrate le più virtuose, mentre una valutazione assolutamente negativa si sono aggiudicati Sicilia e Lombardia: per gli organi istituzionali l’isola spende sei volte tanto la Toscana e dieci volte tanto la Puglia, mentre un consigliere lombardo tra indennità e rimborsi arriva ad accumulare uno stipendio doppio rispetto a quello di un collega emiliano. Cifre più che mai inaccettabili che devono spingere il governo italiano a cambiare le carte in tavola.