Nel 2008 l’Italia in crisi ha scoperto la ‘social card’. E ora il governo sta per riproporla alle famiglie italiane, anche se si deve attendere l’ok definitivo del ministero dell’Economia. Ma rispetto al recente passata la carta che faciliterà gli acquisti e muoverà l’economia del Paese avrà importi diversi da città a città.
Il fondo da 50 milioni di euro buono per finanziarla c’è già, garantito da un deposito di circa un miliardo di euro che era stato stanziato appositamente tre anni fa. La differenza tra la carta di allora e quella che sta per partire è rappresentata dalla scelta di adeguarla ai diversi costi della vita nelle città italiane: così con buona pace di quelli che osteggiano il federalismo, fiscale o meno, si andrà da un minimo di 40 ad un massimo di 137 euro, utilizzabili per la spesa e per pagare le bollette, con differenze notevoli tra città e città.
L’ammontare esatto della carta, che dovrà essere richiesta all’ufficio postale della propria zona presentando originale e fotocopia del documento di identità, attestazione Isee in corso di validità e relativa al beneficiario, oltre al modulo di richiesta disponibile anche online o in tutti gli uffici postali, varierà a seconda della composizione del nucleo familiare.
La prima fase sperimentale dovrebbe partire a breve in 12 città con più di 250mila abitanti, ossia in rigoroso ordine alfabetico Bari, Bologna, Catania, Firenze, Genova, Milano, Napoli, Palermo, Roma, Torino, Venezia e Verona andrà anche a tarare i nuovi criteri di distribuzione, con differenze significative anche in situazioni sulla carta uguali. Una famiglia con almeno cinque componenti a Milano, comune dove il costo della vita è maggiore, riceverà in media 31 euro in più rispetto ad uno stesso nucleo a Catania, mentre in single nella città della Madonnina troverà sulla carta 145 euro in più rispetto ad uno che vive a Palermo.
Complessivamente dovrebbero essere ripartiti 10 milioni a Napoli, 9 milioni a Roma, 6 milioni a Palermo, 5 milioni a Milano, 3 milioni a Bari e Catania. I beneficiari dovranno avere un Isee inferiore o uguale a 3mila euro e non godere contemporaneamente, con il proprio nucleo familiare, di altri benefici economici concessi dallo Stato o da altre pubbliche amministrazioni di valore superiore a 500 euro al mese. La precedenza andrà alle persone senza fissa dimora, i nuclei familiari costituiti da genitore solo e figli minorenni e alle famiglie più numerose. Insomma, una nuova lotta fra poveri.