Mario Draghi, governatore della Banca d’Italia, ha dichiarato che “aumentare le aliquote fiscali è fuori discussione, comprometterebbe l’obiettivo della crescita e sottoporrebbe i contribuenti onesti a una insopportabile vessazione”. Le aliquote “andrebbero piuttosto diminuite, man mano che si recuperino evasione ed elusione”.
Il governatore ha poi rimarcato che sarebbe necessario un controllo selettivo della spesa, “orientato innanzitutto dalla distinzione fra ciò che favorisce la crescita e ciò che la ostacola”. L’Italia – ha aggiunto il numero uno di via Nazionale – avrebbe potuto “essere travolta dalla crisi senza il salvagente dell’Unione Europea e dell’euro”.
Infatti “alla crisi globale degli ultimi tre anni la politica monetaria dell’area ha dato una risposta pronta, decisa: le aspettative d’inflazione sono rimaste saldamente ancorate anche nel pieno della crisi, permettendo di agire per preservare il funzionamento dei mercati, sostenere il credito, evitare il tracollo dell’economia”. Pertanto “senza l’Unione il semplice coordinamento di decisioni nazionali non avrebbe prodotto risultati altrettanto rapidi ed efficaci”.
Draghi ha poi sottolineato che gli effetti della crisi “non sono destinati a passare in poco tempo, ma dureranno per molti anni” e che “lo sforzo di risanamento dei conti pubblici e di ristrutturazione del settore bancario durerà a lungo”.
Infine, in merito all’intesa continentale per il rafforzamento dell’euro, il governatore ha puntualizzato che “il Patto si ispira a principi corretti: lo sforzo, tecnico e negoziale, è stato cospicuo, i risultati sono incoraggianti ma non ancora sufficienti e nelle sedi di decisione politica in cui proseguirà la discussione sul Patto, mancanze o indeterminatezze potranno essere sanate”.