Quanti di noi tra il 29 maggio e il 10 luglio di quest’anno, spinti dai disastri causati dalle violente scosse di terremoto e dall’urgenza di avviare le operazioni di ricostruzione nei comuni emiliani, hanno inviato un messaggio al 45500 per donare 2 euro e la speranza di un futuro a chi aveva ormai perso tutto. Quei soldi ancora sono bloccati nei meandri della burocrazia italiana. Dopo i passaggi di mano tra compagnie telefoniche e banche, le notizie non sono confortanti: i 15 milioni di euro raccolti in tutta Italia saranno disponibili, nella migliore ipotesi, tra due anni.
Il Corriere della Sera ha indagato sulla questione andando a intervistare il capo della Protezione civile Franco Gabrielli “Purtroppo l’iter non si può comprimere più di tanto, se si vuole assicurare trasparenza. Ritengo però che questa procedura anche temporalmente differita, garantisca scelte ponderate e ragionate sulle reali esigenze del territorio.”
Eppure lo stesso Gabrielli, nell’atto di promuovere la campagna dell’sms-solidale, andava ad assicurare che “il ricavato verrà versato sul nostro fondo.” Come è possibile dunque che ora si arrivi a parlare di complessità dell’iter? “Innanzitutto una precisazione sulla cifra – spiega un tecnico della Protezione Civile – I 15 milioni non sono versamenti ma promesse di versamento. La differenza è sottile ma decisiva. Nel senso che i vari gestori (Tim, Vodafone, Wind eccetera) prima di versare alla Tesoreria dello Stato l’importo corrispondente agli sms, devono effettivamente incassare la cifra. Io posso anche inviare un messaggio ma se poi per qualche ragione non lo pago, il gestore non versa.”
Certo è difficile spiegare alla persone come un sms inviato tramite una scheda prepagata possa risultare “non pagato”, d’altronde è oscura pure la definizione di “promesse di versamento”, l’unico dato certo è che di quei 15 milioni di euro ufficialmente raccolti tramite “messaggini”, solo 7 milioni risultano depositati nelle casse di Bankitalia, dove sono tra l’altro bloccati.
Di certo non sono notizie confortanti per le vittime del terremoto, per i comuni dell’Emilia, della Lombardia e del Veneto, della cifra prevista in partenza per aiuti e ricostruzione è davvero esigua quella realmente percepita dalle comunità più bisognose.