Di quote rosa si è tanto discusso in passato per affrontare la questione della rappresentanza femminile nei luoghi della politica, ma – stavolta – a tingersi di rosa è una faccenda prettamente economica.
Il rapporto di Unioncamere sull’imprenditoria femminile, che analizza l’anno intercorso tra giugno 2009 e giugno 2010, premia infatti le imprese femminili: queste ultime sono aumentate di 29.040 unità raggiungendo così quota 1 milione e 421mila (crescita del 2,1%), laddove le aziende maschili hanno invece subito la perdita di oltre 17mila unità (-0,4%).
“Per rilanciare l’Italia – ha rimarcato il presidente di Unioncamere, Ferruccio Dardanello – c’è un bisogno estremo di forze nuove e dinamiche, capaci di guardare la realtà con occhi diversi, più coraggiosi e determinati, come sono le imprenditrici che vengono fuori da questo rapporto. Le donne sono una risorsa che ancora non riusciamo a valorizzare come dovremmo e che, invece, può rivelarsi uno dei ‘driver’ vincenti per il nostro sviluppo nei prossimi decenni. Un loro maggiore coinvolgimento nel mondo del lavoro è indispensabile al sistema-Paese e può e deve avvenire anche ampliando le possibilità di fare impresa, perché le donne hanno dimostrato di saperla fare e fare bene”.
Le imprese rosa emergono in vari campi, dalla ristorazione al settore edile, e vantano – numericamente – una cospicua presenza al Sud, dove – al netto delle isole – alla fine di giugno 2010 il tasso di femminilizzazione era del 26,1%.
Cifre che si arricchiscono peraltro di (umanissime) storie, come quella di Emanuela Demarchi, che dopo vent’anni nel mondo della comunicazione, in seguito alla decisione della famiglia di chiudere l’azienda (una delle panetterie più note in Liguria) ha deciso “di cambiare vita, professione e abitudini: oggi faccio, divertendomi, un lavoro manuale e non tornerei di certo indietro”.