Non resta che attende la pubblicazione sulla Gazzetta Ufficiale, ma da mercoledì pomeriggio l’aumento dell’Iva al 21% è diventato legge. Entrerà in vigore dal giorno successivo alla sua diffusione sulla Gazzetta, però sin da ora è possibile prevedere che inciderà pesantemente sui consumi degli italiani.
Perché sono moltissimi gli articoli e i beni comunemente acquistati ogni giorno ad essere interessati, a cominciare dalla benzina. Il presidente dell’Unione Petrolifera, Pasquale De Vita, prevede che il prezzo alle pompe subirà un aumento ulteriore di 1,2-1,3 centesimi al litro, come se non bastassero gli innalzamenti continui delle Compagnie.
Ed è solo una goccia nel mare. Dalla giocattoli alle automobili, dalle scarpe ai detersivi, persino piatti e piega dal parrucchiere, tutto è destinato a salire. Magari ce ne accorgeremo poco nella spesa di tutti i giorni, ma sicuramente alla fine dell’anno il conto sarà salato. E’ previsto infatti che la norma produca complessivamente per le casse dello Stato 700 milioni di euro già quest’anno e 4,2 miliardi di euro l’anno dal 2012. Per le singole famiglie dovrebbe significare una spesa annua maggiorata in media di 123 euro, come calcola la Cgia di Mestre, oppure secondo le più pessimistiche previsioni di Federconsumatori e Adusbef, salire a 173 euro.
Ma i consumatori dovranno fare attenzione ai furbetti dell’Iva. Facciamo esempi concreti: pane, latte, ma anche i giornali non potranno subire aumenti perché per loro l’Iva è rimata al 4%. Stesso discorso per la tazzina di caffè al bar, la cui aliquota resta del 10% e quindi non deve comportare aumenti, a differenza del caffè venduto confezionato nei negozi o al supermercato che passerà come altri prodotti dal 20 al 21%.
La stessa attenzione che prestano i consumatori dovranno attuarla anche commercianti e fornitori. Tutte le operazioni pagate prima dell’entrata in vigore della maggiorazione dovranno ancora riportare l’aliquota al 20% vigente alla data del pagamento e la maggiorazione riguarderà solo le fatture a saldo. Quindi se la fattura ha preceduto la consegna del bene o il pagamento del corrispettivo, sull’importo fatturato si pagherà l’aliquota attuale e non quella nuova. Ovviamente fornitore dovrà dimostrare di avere emesso la fattura in data anteriore all’entrata in vigore dell’aliquota maggiorata e provare di aver annotato il documento sull’apposito registro delle fatture emesse o in quello dei corrispettivi.