L’ennesima tegola si abbatte sull’Aquila, non solo il numero degli interventi per la ricostruzione è ancora inadeguato di fronte alle necessità di un territorio in profonda crisi, ma i lavori già fatti, simbolo del rilancio di una città ferita, si sono rivelati inadeguati e pericolosi. Lo scandalo riguarda la costruzione delle cosiddette “case a molla”, teoricamente realizzate seguendo criteri antisismici, in realtà fatte di materiali carenti e non idonei. La conseguenza è terribile: in caso di nuovo sisma crollerebbero come un castello di carte.
Ad essere sotto esame sono i 185 nuovi edifici facenti parte del progetto C.a.s.e. (Complessi Antisismici Eco-compatibili), iniziativa fortemente sostenuta dall’allora presidente del governo Silvio Berlusconi e dall’ex direttore del Dipartimento della Protezione Civile della Presidenza del Consiglio dei ministri Guido Bertolaso. Per la costruzione delle case era stato emanato un bando di gara, l’appalto era stato vinto da due società, l’Alga e la Fip, per una commessa da 7 milioni di euro, finanziata in parte dal Fondo europeo di solidarietà.
Il nuovo quartiere della città abruzzese avrebbe dovuto dare dimora a 20.000 senza tetto, ma ora le speranze di chi ha perso la casa si sono infrante. A coordinare le indagini sono stati il pubblico ministero Fabio Picuti e il gip Marco Billi che, coadiuvati dai docenti di ingegneria Alessandro De Stefano e Bruno Chiaia, sono giunti alle gravi conclusioni contenute nella loro perizia di 160 pagine “La totalità degli isolatori forniti dalla Fip sono risultati funzionanti e perfettamente idonei allo scopo per il quale sono stati installati, non altrettanto può essere detto per quelli dell’Alga. Almeno 200 dei 4.900 pezzi prodotti da questa società non solo presentano disomogeneità rispetto a quanto dichiarato nella fornitura, non solo non sono stati sottoposti a prove di qualificazione e accettazione da un laboratorio terzo e ufficiale, ma uno di essi, testato presso il laboratorio di Ingegneria strutturale dell’Università di san Diego, in California, non ha superato le prove, rompendosi macroscopicamente durante una di esse.”
Fatti gravissimi che hanno portato le società vincitrici dell’appalto, in particolare l’Alga, ad essere iscritte nel registro degli indagati con l’accusa di frode. La notizia è l’ennesima conferma di un uso diffuso in Italia, quello di speculare sulle disgrazie altrui, ora chiediamo solo che venga fatta giustizia.