Siamo sempre cresciuti con il mito del ‘Made in Italy’, buono per risollevare le sorti del mercato e mostrare un’immagine vincente dell’Italia all’estero.
Ma nell’ultimo anno non è stato proprio così con le esportazioni che hanno fatto segnare un calo tanto da far retrocedere il nostro Paese di un posto nella classifica mondiale.
Lo testimonia l’Annuario Statistico dell’Istat redatto insieme al ministero dello Sviluppo Economico che ha analizzato il commercio estero relativo al 2010. Emerge che l’Italia è retrocessa di una posizione, dal settimo all’ottavo posto mondiale per quello che concerne le esportazioni. La quota complessiva è scesa dal 3,3% del movimento globale al 3%, dato che però non fotografa appieno la realtà.
Perché l’interscambio commerciale delle aziende italiane verso l’estero rispetto al 2009 è cresciuto del 15,8% a fronte di importazioni che hanno fatto registrare un bilancio aumentato del 23,4%. Sono comunque segnali incoraggianti di una ripresa complessiva del mercato mondiale, con buone prospettive per il futuro, ma testimoniano anche che altri Paesi stanno crescendo di più e monopolizzando alcuni settori. Come la Cina, nazione con la quota più elevata sulle esportazioni mondiali di merci capace di arrivare al 10,6% seguita dagli Stati Uniti all’8,6%, la Germania all’8,5%. Appena giù dal podio il Giappone (5,2%), i Paesi Bassi (3,8%), la Francia (3,5%) e la Corea del Sud (3,4%).
Dato che comunque non allarmano il ministro dello Sviluppo economico, Paolo Romani: “La crescita del Made in Italy ha contraddistinto i nostri principali settori, a partire da quello dei macchinari, che resta la nostra prima voce all’estero. E le direzioni del nostro export sono cambiate: Germania e Francia restano i principali paesi di sbocco, ma sappiamo che i nostri prodotti hanno registrato tassi di crescita record in Brasile (con un +44%), Turchia (+42%), Cina (+30%) e Russia (+23%), ossia tutti i Paesi emergenti dell’economia globale”.
E segnali positivi, almeno secondo le statistiche, arrivano anche dall’anno in corso: nei primi cinque mesi l’export e’ cresciuto del 18%, dimostrazione migliore di come le aziende italiane siano riuscite ad evolversi e seguire i flussi di richiesta del mercato globale.