Forse non è la versione definitiva ma ci andrà molto vicino. Le ultime modifiche alla manovra economica voluta dal governo sono state strutturali ma non hanno modificato il saldo finale dei conti: nessun aumento dell’Iva e nemmeno l’introduzione della patrimoniale sugli evasori, così come non ci saranno contributo di solidarietà e cancellazione dei piccoli comuni.
Insomma, alla fine sono saltati proprio i punti più discussi, ossia quel contributo da caricare su chi guadagni più di 90mila euro di reddito (buona tra l’altro per non far partire il campionato di A), ma anche la scomparsa dei comuni sotto i mille abitanti, anche se sarà operata una razionalizzazione di uomini e risorse. A loro posto è prevista la cancellazione delle province.
Una delle novità più controverse è quella che riguarda le pensioni. Di fatto sul calcolo degli anni lavorativi non incideranno più quelli dedicati al servizio militare e all’università, anche se saranno conteggiati ai fini del calcolo dell’ammontare dell’assegno. Così per l’anzianità varranno i soli anni effettivi lavorati e di fatto si ritarderà l’uscita dal lavoro per circa 80.000 uomini con un risparmio calcolato per le casse dello Stato che dovrebbe variare tra 1 e 1,5 miliardi.
Le stime infatti parlano di circa 134.000 lavoratori Inps pensionati nel 2010 in anticipo rispetto all’età prevista per la pensione di vecchiaia (ossia 65 anni): grazie alle regole sulle pensioni di anzianità più della metà lo ha fatto grazie al requisito dei 40 anni di contributi. L’età media per l’uscita dei 174.000 pensionati di anzianità (39.000 le donne), è stata nel 2010 di 58,3 anni e quindi è presumibile che la gran parte sia uscita grazie ai 40 anni di contributi, senza tenere conto dell’età e non al doppio requisito contributivo e anagrafico che nel 2010 era per i dipendenti 60 anni più 35 di contributi o 59 anni e 36 di contributi.
Si calcola che oltre la metà dei pensionati di anzianità abbia cominciato a lavorare molto presto pensando di infilare nei 40 anni di lavoro anche l’anno di servizio militare. Per circa 80.000 persone quindi i calcoli andrebbero rivisti. E intanto lo stato respira: calcolando una pensione di anzianità media con un valore di circa 20.000 euro l’anno moltiplicata per gli 80mila lavoratori bloccati per un anno, il risparmio arriverebbe a regime, ossia nel 2014, almeno a 1-1,5 miliardi.