Spagna e Portogallo vogliono aprire insieme un centro di ricerca sulle energie rinnovabili. E’ la loro strada per raggiungere l’indipendenza energetica. Una strada senz’altro migliore di quella scelta dall’Italia, che, che passa attraverso le centrali nucleari, il carbone – a cui viene riconvertita la centrale di Porto Tolle – e l’energia prodotta dagli inceneritori bruciando i rifiuti e condendoli con i soldi prelevati dalle bollette per l’elettricità con gli incentivi Cip6 destinati – tragica ironia – proprio alle energie rinnovabili.
Il centro per le ricerche sulle energie rinnovabili sarà situato a Bajadoz, una città spagnola vicina al confine portoghese, e diretta dal portoghese Antonio Sa da Costa, vicepresidente della Federazione europea per le energie rinnovabili.
Il Portogallo ha appena terminato ad Amareleja la centrale solare più grande del mondo e ha messo in funzione a Ventominho la centrale eolica sulla terraferma più grande d’Europa.
Cionondimeno è ancora largamente dipendente dalle energie d’importazione, e vuole arrivare ad produrre da fonti rinnovabili entro il 2010 il 45% dell’energia che gli è necessaria.
La Spagna è già più avanti su questa stessa strada. Installa pannelli solari fin sui loculi dei cimiteri, è arrivata, seppure in un giorno di venti e tempeste, a ricavare dall’eolico il 43% del suo fabbisogno e ha in progetto l’impianto fotovoltaico a concentrazione più grande del mondo.
Però anche la Spagna si pone un obiettivo ambizioso. Triplicare la quota di energie rinnovabili entro il 2020. Prendi esempio, Italia…
Su Yahoo! News Spagna e Portogallo aprono un centro di ricerche sulle energie rinnovabili
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Fonte: Blogeko.libero.it