Dal 1° gennaio 2009 si è chiuso definitivamente il capitolo relativo al divieto del cumulo per i pensionati che intendano proseguire la propria attività lavorativa. E’ infatti scomparso lo scotto fiscale che grava sugli eventuali compensi da lavoro per i pensionati. Ciò significa che un pensionato di anzianità privo dei requisiti necessari, e che arrotonda il proprio reddito con un’attività lavorativa, si libererà di ogni trattenuta.
Novità in vista
Con il nuovo anno le pensioni di anzianità sono cumulabili, in maniera piena e totale, con i redditi da lavoro autonomo e dipendente. Il beneficio vale anche per le pensioni dirette conseguite nel regime contributivo in via anticipata rispetto ai 65 anni per gli uomini e ai 60 anni per le donne, a carico dell’assicurazione generale obbligatoria ed in particolare della gestione dei lavoratori parasubordinati.
Inoltre, sono cumulabili alle pensioni liquidate interamente con il sistema contributivo i redditi da lavoro autonomo e dipendente e le pensioni di vecchiaia liquidate con anzianità contributiva pari o superiore a 40 anni. Infine, sono interamente cumulabili con i redditi da lavoro autonomo e dipendente le pensioni di vecchiaia liquidate a soggetti con età pari o superiore a 65 anni, per gli uomini, e 60 anni, per le donne.
Alcune eccezioni
Sono invece immuni dalla riforma gli assegni di invalidità che continueranno a essere oggetto di riduzioni. È da evidenziare che gli ulteriori contributi previdenziali versati dai pensionati consentono di poter ottenere una nuova pensione, nel caso in cui si maturano anni sufficienti a ottenere un ulteriore trattamento pensionistico oltre a quella principale. Nella realtà, tuttavia, le prestazioni che generalmente si conseguono sono la pensione supplementare o il supplemento di pensione.
Quale futuro per i giovani
Questo cambiamento è stato indotto dalla prospettiva di ridurre il fenomeno del lavoro nero ed esentasse, che dilagava tra i pensionati con la voglia di arrotondare la pensione con un piccolo stipendio. Tuttavia, questo compromesso, da un lato facilita lo Stato che riesce quantomeno a trarre il beneficio dal pagamento delle tasse, ma dall’altro, penalizza ulteriormente i giovani. In un periodo di forte crisi economica, la già pesante carenza di posti di lavoro diventa ancor più grave qualora i pensionati decidano di continuare a lavorare. Infatti, anche alle aziende fa comodo avere dipendenti operativi dal primo momento e non da formare, con esperienza da vendere e magari che si accontentano di salari ridimensionati. Quindi quale futuro si prospetta per i giovani? Riusciranno mai a trovare una stabilità? E se sì a quanti anni?
Fonte: Borsaitaliana.it