Piazze deserte e urne pure. Solo il 62,38% degli aventi diritto si è recato ai seggi tra domenica e lunedì, quando nel 2008 era stato il 77,16%. Ma è il ministro dell’Interno, Angelino Alfano, a fare notare che cinque anni fa il voto amministrativo fu abbinato a quello per le elezioni politiche, determinando un dato molto positivo sull’affluenza. Ed è andata decisamente male a Roma, dove ha votato appena il 52,8%, il 21% in meno del 73,66% del 2008. E com’era ampiamente prevedibile (anche se in questo caso il PD rischiava più di tutti), l’astensionismo ha colpito come da tradizione per lo più a destra, determinando una pessima performance di quasi tutti i candidati della coalizione, in rapporto alla buona tenuta degli avversari del centro-sinistra. Emblematico il caso di Roma, dove il PD Ignazio Marino conduce i giochi con il 42,6%, staccando di oltre 12 punti percentuali il sindaco uscente del PDL, Gianni Alemanno, fermatosi al 30,27%.
Ma ciò che colpisce è il ritorno alla normale dialettica tra destra e sinistra, visto che nessun candidato grillino è riuscito ad arrivare al ballottaggio. Anzi, il tonfo del Movimento 5 Stelle è brutale, visibile, ammesso dallo stesso Beppe Grillo dal suo blog.
Certo, non esiste un raffronto vero e proprio con le precedenti amministrative del 2008, essendo il movimento recente. Tuttavia, che si attendesse qualcosa di più in città come Roma è chiaro. Invece, il grillino Marcello De Vito si ferma al 12,43% e in ogni altro comune in cui si è votato non si è avvertito nemmeno un caso di buona affermazione dei candidati dell’M5S.
Tanto che la polemica è esplosa già nei gruppi parlamentari, con diversi senatori, deputati e semplici iscritti che chiedono che si cambi strategia di comunicazione e che il Movimento 5 Stelle possa partecipare ai dibattiti in TV, “per contrastare le falsità degli avversari”.
Sotto accusa la gestione di Grillo e qualche organo di stampa riporta la presunta volontà di alcuni parlamentari grillini di lasciare il movimento per aderire al Gruppo Misto. E’ la prima batosta in casa Grillo e la sensazione è che potrebbe rappresentare un’inversione di tendenza nei consensi, verificatasi ben prima del previsto.