Alta tensione al vertice dell’ex PDL-Forza Italia, convocato per ieri sera dall’ex premier Silvio Berlusconi per fare il punto della crisi di governo. Era presente anche Angelino Alfano, che domenica aveva affermato di sentirsi un “diversamente berlusconiano”. Il vertice doveva essere il momento per un chiarimento tra le “colombe” del partito e lo stesso Berlusconi, ma le cose sarebbero andate molto diversamente dal previsto. Alfano, gli altri ministri e Fabrizio Cicchitto hanno sostenuto la necessità di avere maggiore spazio nel partito e di sostenere il governo Letta, rimproverando al Cavaliere di avere concesso troppo spazio ai “falchi”. Berlusconi ha ribadito l’intenzione di staccare la spina all’esecutivo e di andare subito al voto, parlando della data del 24 novembre.
Pare che Alfano abbia chiarito che a suo avviso non ci sarebbero nuove elezioni né il 24 novembre, né l’8 dicembre, visto che il presidente Giorgio Napolitano non scioglierebbe le Camere, ma punterebbe a un nuovo governo.
Dal vertice, quindi, si sarebbe usciti ancora più divisi di prima, con la possibilità sempre più concreta che si vada verso due gruppi parlamentari, tramite una scissione di PDL-Forza Italia, guidata proprio da Alfano. Adesso, quindi, si fa la conta per il voto di fiducia al Senato. I sì necessari per un governo Letta-bis devono essere 161. PD e Scelta Civica ne contano 137, ma devono aggiungersi anche i sei senatori a vita e qualche senatore del gruppo misto, oltre ai possibili transfughi da PDL e Movimento 5 Stelle.
Fondamentale sarà la capacità o meno dell’ex premier Berlusconi di ricucire con le colombe. In caso contrario, i numeri per una maggioranza senza di lui al Senato ci sarebbero, anche se il governo che nascerebbe sarebbe di fatto molto raccogliticcio.
