A due settimane e mezzo dalla fatidica data del 30 luglio, quando la Cassazione dovrà emettere la sentenza definitiva sul processo Mediaset, il leader del centro-destra, Silvio Berlusconi, si mostra sereno e invita i suoi alla calma. In viaggio a Mosca dall’amico Vladimir Putin, il Cavaliere si sente certo che la Cassazione non potrà che assolverlo, se leggerà tutte le carte e avrà la serenità di giudizio necessaria. Ma ammonisce i suoi, oltre il PD, ad abbassare i toni. La linea comunicativa d’ora in poi e fino al 30 luglio è la quella delineata dal difensore Coppi: silenzio più assoluto. Niente politicizzazione del caso, niente commenti sguaiati e niente minacce alle istituzioni. Per questo, Berlusconi conferma il suo sostegno al governo Letta e spiega che semmai il pericolo della caduta potrebbe arrivare da sinistra, dove il PD è lacerato da divisioni interne tra Renzi e gli altri.
Insomma, anche se dovesse arrivare una sentenza di condanna da parte della Cassazione, Letta non cadrà. Questo è almeno quanto afferma per ora tutto il centro-destra, che si riposiziona sulla linea moderata del suo leader.
Intanto, il Quirinale ha smentito seccamente la notizia riportata dal quotidiano Libero, per cui il capo dello stato, Giorgio Napolitano, concederebbe la grazia al Cavaliere se anche la Cassazione lo condannasse in via definitiva, impedendogli così di poter fare politica, a causa dell’interdizione ai pubblici uffici confermata in appello.
Una nota spiega che le ricostruzioni di Libero sarebbero frutto di una non conoscenza dei meccanismi istituzionali e di una sguaiatezza che non aiuterebbe a distendere il clima in una fase così tesa. Il quotidiano aveva citato anche il premier Enrico Letta, il quale avrebbe avallato l’ipotesi di graziare il Cavaliere, se non altro perché si tratta dell’azionista di riferimento per la sua stessa maggioranza.