Dopo il sì sofferto di Silvio Berlusconi al governo di Enrico Letta (“non senza travaglio”), tutto il PDL, sia dei falchi che delle colombe, si è trovato unito al Senato per sostenere ancora una volta l’esecutivo delle larghe intese. Ma che il gesto plateale del Cavaliere non sia bastato per evitare l’inevitabile scissione in casa azzurri lo conferma la richiesta di Fabrizio Cicchitto, che ha depositato alla presidenza della Camera dei Deputati l’istanza per formare un nuovo gruppo, per quanto ancora sarebbe inferiore ai 20 membri occorrenti per il regolamento di Montecitorio, ma assicurando che il numero dei componenti dovrebbe salire a 27. In deroga al regolamento, come sempre avviene in questi casi, la presidenza ha concesso facoltà di formare il nuovo gruppo alla Camera.
Sul punto, però, non c’è certezza. Ieri, prima che Berlusconi facesse retromarcia sulla sfiducia, l’ex governatore lombardo Roberto Formigoni aveva annunciato la nascita di gruppi separati, tanto che anche l’ex ministro Mariastella Gelmini, apprendendo la notizia, aveva parlato di “destini separati”. Ma negli stessi minuti, un’altra colomba, il ministro Maurizio Lupi, smentiva la scissione e invoca l’unità del partito.
E dopo il sì di tutto il PDL-Forza Italia, Angelino Alfano avrebbe frenato sulla scissione, puntando a rimanere nel partito, in attesa che il Cavaliere sia fuori dai giochi e che egli possa così puntare alla leadership incontrastata, dopo avere fatto fuori i falchi.
Berlusconi non risponde a chi gli chiede se Alfano sia un “traditore”, ma si limita a ricordare ai suoi che quando il partito era rimasto per pochi mesi nelle sole mani del segretario, era precipitato al 12%.