Nella conferenza stampa delle 17 di ieri sera, il segretario del PD, Pierluigi Bersani, ha commentato il risultato delle elezioni politiche, ammettendo che il suo partito è arrivato primo, ma non ha vinto.
Il leader del centro-sinistra era in evidente stato confusionale. Ha aperto all’ipotesi di larghe intese in Parlamento, ventilando la possibilità di guidare un governo di minoranza, aperto al contributo delle altre forze parlamentari. Ma ha escluso, almeno per il momento e in linea generale, che si possa arrivare a un’intesa con il PDL. A conti fatti, quindi, resta solo l’ipotesi di un’alleanza con il Movimento 5 Stelle di Beppe Grillo, il quale ha già fatto sapere che l’unico modello possibile sarebbe quello realizzato in Sicilia: i grillini votano di volta in volta solo i provvedimenti compatibili con il loro programma. Ergo: niente fiducia, ma si vedrà caso mai dal giorno dopo.
Ma senza la fiducia dei grillini, il PD non avrebbe la maggioranza al Senato, nemmeno se i centristi di Monti gliela votassero. E allora che fare? Il PD è nel caos. L’unica soluzione possibile sarebbe un’intesa minima con Berlusconi, cosa che Bersani escluderebbe più per ragioni di tenuta del consenso che per realismo politico.
Il PDL, intanto, non esclude nulla, ma attende che sia il PD a fare la prima mossa. I mercati hanno fiutato l’aria di ingovernabilità e ieri Piazza Affari ha chiuso a -4,89%, mentre lo spread è volato a 345 punti base. Male anche l’asta degli 8,75 miliardi di BoT a sei mesi, i cui rendimenti sono schizzati all’1,237% dal precedente 0,731%, anche se ha fatto il pieno di richieste.
Lo scenario di una paralisi politico-istituzionale sembra il più probabile ad oggi e un eventuale governo di minoranza, magari sperando nel sostegno di volta in volta dell’M5S al Senato non sarebbe una garanzia per i mercati e la stessa Europa.
