Il segretario del PD, Pierluigi Bersani, rischia di passare alla storia come il premier incaricato con meno speranze. E sempre che l’incarico Napolitano glielo affiderà. Perché oggi come oggi, esiste una sola certezza, salvo sorprese improbabili: Bersani non ha la maggioranza al Senato.
Ieri, dal suo blog, Beppe Grillo ha chiuso definitivamente a qualsivoglia alleanza con il PD e ha avvertito i suoi: se si vota la fiducia a Bersani, io lascio la politica. Un messaggio cifrato ai senatori grillini, per dire loro che chi avesse intenzione di cedere alle lusinghe dei democratici lo farà senza l’avallo del movimento, il quale esiste e prende voti solo ed esclusivamente grazie al capo indiscusso, Grillo, appunto.
E senza l’M5S, il PD avrebbe la maggioranza solo trattando con il PDL, cosa esclusa a priori dalla direzione nazionale della scorsa settimana. Quindi, niente fiducia possibile per Bersani.
Lo scenario del voto anticipato sembra il più probabile, a questo punto, tranne che il PD non si convinca a trattare con il centro-destra il varo di un esecutivo istituzionale a breve scadenza, che riformi la legge elettorale e magari attui qualche altra misura attesa dagli italiani, come un intervento sul finanziamento pubblico ai partiti o il taglio dei parlamentari, sebbene le riforme istituzionali richiederebbero tempi lunghi.
I democratici cercano l’intesa con i grillini, offrendo loro la presidenza della Camera, cosa su cui potrebbe avvenire un incontro con i responsabili pentastellati. I quali, tuttavia, rassicurano i loro elettori: a Napolitano chiederemo nelle consultazioni solo un governo a 5 Stelle.