Fallite le consultazioni di Pierluigi Bersani, segretario del Partito Democratico, che la scorsa settimana aveva ricevuto dal presidente Giorgio Napolitano un incarico esplorativo, per verificare la sussistenza di una maggioranza chiara sia alla Camera che al Senato. La trattativa con gli altri schieramenti non è andata a buon fine. I grillini del Movimento 5 Stelle gli hanno subito sbattuto la porta in faccia, chiarendo che con lui alla guida di un governo non daranno di sicuro alcuna fiducia. Il PDL si era detto disponibile a trattare, ma Bersani non ha voluto andare oltre e ha soltanto proposto agli avversari la nomina di tre ministri non sgraditi al centro-destra e una rosa di nomi per il Quirinale, tra cui quello del neo-presidente del Senato, Pietro Grasso. Ipotesi respinte da Silvio Berlusconi, che ha chiarito come vorrebbe un pieno coinvolgimento del suo partito nella compagine di governo e ha lanciato il nome di Marcello Pera per il Quirinale, mandando su tutte le furie l’ala ex Margherita del PD, che ritiene di avere diritto a un proprio uomo per il Colle.
Senza numeri e senza idee, Bersani salirà stasera da Napolitano e almeno di un qualche improbabile colpo di scena, dovrà alzare bandiera bianca. D’altronde, l’ipotesi di fare uscire dall’aula pezzi delle opposizioni non è gradita al capo dello stato, che pretende numeri certi per assegnare l’incarico.
Per questo, Napolitano avrebbe già in mente una rosa di nomi da cui fare uscire quella personalità un pò super-partes per il mandato di premier. Si parla di Giuliano Amato, di Pietro Grasso, di Luciano Violante, ossia di uomini formalmente del PD, ma avvertiti anche dal centro-destra quali affidabili e garanti. In ogni caso, una cocente sconfitta per Bersani & Co, che si troveranno ad ingoiare il boccone amaro di un esecutivo allargato al centro-destra e che rinvierebbe il ritorno alle urne. Al Largo del Nazareno si teme fortemente la reazione degli elettori. Che non lo si chiami governissimo è un conto, ma la base del partito potrebbe insorgere contro quello che sarebbe visto un secondo inciucio con il “nemico” Berlusconi. Rosy Bindi urla ai compagni che se inciucio sarà, si dimetterà dalla presidenza del PD. Su cui tira aria di de profundis.