Due casi che stanno scuotendo il mondo politico italiano. L’ex ministro Mara Carfagna e il ministro in carica Cécile Kyenge sono state oggetto di insulti, rispettivamente dal popolo della rete di Beppe Grillo e dall’ex ministro e vice-presidente del Senato, Roberto Calderoli. La prima ha avuto la colpa di difendere le reti Mediaset dalla richiesta del Movimento 5 Stelle di oscuramento dei suoi canali. E via con gli insulti sul blog e in rete, finanche a vere ed esplicite minacce, che per fortuna non starebbero preoccupando più di tanto la stessa malcapitata, sebbene certe frasi siano di assoluta violenza: “ti verremo a prendere sotto casa”. L’ultimo episodio riguarda Roberto Calderoli, che in un comizio della Lega Nord ha attaccato l’attuale ministro per l’integrazione, Cécile Kyenge, definendola un “orango”.
A difesa di Kyenge sono scesi in campo sia il premier Enrico Letta, che ha condannato la frase senza tentennamenti, sia il capo dello stato, che in riferimento sia al caso del ministro che del deputato Mara Carfagna, oltre che dell’incendio appiccato al Liceo Socrate di Roma, ha parlato di tre situazioni frutto del clima di imbarbarimento civile.
Il PD ha chiesto le dimissioni di Calderoli dalla vice-presidenza del Senato, sostenendo che le sue affermazioni contrasterebbero con la carica ricoperta. Lo stesso senatore si è scusato per “la frase infelice”, ma il clima resta molto teso e di certo gli attacchi pro e contro che si sono subito scatenati sulla rete per i casi sopra citati non aiuta a una vera riconciliazione, almeno nei toni.
Il ministro Kyenge non si è detta offesa per la battuta di Calderoli, quanto amareggiata per l’immagine che essa darebbe dell’Italia nel mondo. Il ministro è stato più volte al centro delle polemiche per la sua intenzione di introdurre nel nostro ordinamento il cosiddetto “ius soli”, ossia la possibilità di diventare italiano solo essendo nato su suolo italiano.