Il Pubblico ministero di Milano Ilda Boccassini ha chiesto ieri, alla fine di una lunga requisitoria, 6 anni di reclusione e l’interdizione permanente dai pubblici uffici per l’imputato Silvio Berlusconi, a processo per il cosiddetto “caso Ruby”. Secondo il Pm, ad Arcore vi sarebbe stato “un centro prostitutivo” e riferendosi a Ruby, che all’epoca dei presunti fatti avrebbe avuto 17 anni e che ha sempre ribadito di non avere mai avuto alcun rapporto sessuale con l’ex premier, l’ha definita “di una furbizia orientale”. Peccato, commenta ironico Libero, che il Marocco stia più ad Ovest dell’Italia. La sentenza è prevista per il 24 giugno e il clima politico è destinato ad infiammarsi con il trascorrere dei giorni. Perché se è vero che tutto il PDL conferma di non volere legare il destino del governo Letta a quello dei processi a carico del suo leader, è con tutta evidenza che un’ulteriore condanna, dopo quella della scorsa settimana sui diritti Mediaset, sarebbe per l’esecutivo il viatico certo per la sua fine.
Il leader del centro-destra ha commentato la richiesta di condanna come frutto di un odio politico. Sulla stessa linea tutta la coalizione, che evidenzia come il caso Ruby sia l’epilogo di venti anni di persecuzione giudiziaria contro il leader dei moderati italiani.
Una tensione che potrebbe culminare in uno scontro all’ultimo sangue con il PD, pressato dalla base e dal Movimento 5 Stelle a votare in Aula per l’ineleggibilità di Berlusconi, in seguito alle condanne riportate, sebbene non ancora con sentenza definitiva. Difficile che il PD regga alla prova del popolo di Twitter. Difficile che Enrico Letta rimanga premier a lungo.