Sono quasi in dirittura di arrivo le regole per l’elezione del nuovo segretario del PD, dopo le dimissioni di Pierluigi Bersani. Il segretario Guglielmo Epifani le avrebbe già abbozzate, per presentarle alla direzione nazionale del 31 luglio-1 agosto. La notizia che forse più conta riguarda i tempi: il nuovo segretario del PD sarà eletto entro la fine dell’anno. In particolare, il congresso si dovrebbe celebrare ad ottobre, mentre le primarie potrebbero tenersi la domenica del 15 di dicembre. Un passo verso Matteo Renzi, che temeva lo slittamento alla primavera prossima. Ma per il sindaco di Firenze c’è il bastone e la carota. Se è vero che potranno votare tutti i cittadini iscritti all’albo del PD, com’è già avvenuto nel 2007 quando fu eletto Walter Veltroni e nel 2009 con Bersani, i congressi locali saranno celebrati prima di quello nazionale e non in contemporanea, come avrebbe desiderato Renzi.
Il sindaco, infatti, teme che l’anticipo dei congressi locali sia una strategia per serrare i ranghi da parte della nomenclatura del PD. Così facendo, si slega il destino dei dirigenti locali da quelli nazionali e Renzi perderebbe il potenziale appoggio della base, chiamata ad esprimersi solo per un processo alla volta.
Altra cattiva notizia per il sindaco, che potrebbe anche non candidarsi, riguarda la rimozione dell’automatismo per cui il segretario del PD è anche candidato premier del centro-sinistra. Non solo. Voci di corridoio, per quanto smentite da Palazzo Chigi, sostengono che per la segreteria potrebbe correre niente di meno che Enrico Letta, il quale sarebbe successivamente candidato dal partito per la premiership. Se così fosse, sarebbe un colpo durissimo ai desideri di Renzi, che vorrebbe correre per Palazzo Chigi, ma si troverebbe la strada sbarrata dal partito in modo definitivo.
