Ennesimo colpo di scena nella infinita saga del congresso del PD. Pippo Civati si è auto-candidato alla segreteria del partito e con un tweet ha annunciato l’intenzione di “vendicare” Romano Prodi, Stefano Rodotà e tutti i tentennamenti del PD di questi anni. Una scelta, quella di Civati, che forse era nell’aria da tempo, visto che il quarantenne lombardo ha guidato la pattuglia di quanti hanno sostenuto la linea contraria a quella di Bersani sul caso Quirinale, sostenendo prima la candidatura di Romano Prodi a capo dello stato e poi quella di Rodotà. Uno dei punti programmatici più salienti del suo programma è l’alleanza con Sel di Nichi Vendola. In effetti, la figura di Civati si caratterizza proprio per il suo acceso anti-berlusconismo e la sua tiepidezza verso il governo delle larghe intese con il centro-destra.
A questo punto, i nomi certi che correranno per la segreteria sono due: Civati, appunto, e Guglielmo Epifani. Quest’ultimo è stato “blindato” da un accordo trasversale a tutte le grosse correnti interne al PD, in funzione anti-Renzi. La sua candidatura sarà sostenuta da Massimo D’Alema, Pierluigi Bersani, Dario Franceschini, Enrico Letta, etc.
Proprio per evitare una clamorosa sconfitta, che lo danneggerebbe irrimediabilmente dopo la batosta già subita con le primarie per la premiership dello scorso autunno, il sindaco di Firenze, Matteo Renzi, non ha sciolto la riserva sul da farsi, aspettando di dare l’annuncio dopo l’estate. In queste settimane valuterà con quali regole si dovrà correre, in modo da non trovarsi spiazzato già a priori. E se da un lato ritiene che solo un primo cittadino conoscerebbe i bisogni del territorio, alla fine potrebbe anche decidere di non partecipare alla gara, rinviando la sua battaglia finale per le primarie per la premiership. Ma è un fatto che tutta la nomenclatura di partito stia già cercando di ingabbiarlo con la creazione di regole, tese a metterlo fuori gioco.