Gli incentivi statali per l’autoproduzione di energia col fotovoltaico potrebbero diminuire notevolmente con la prossima edizione del Conto Energia. Si teme la disoccupazione, oltre che il danno economico per le industrie del settore, come avvenuto in Spagna alla sospensione degli incentivi.
Stefano Saglia, sottosegretario allo Sviluppo Economico, ha assicurato: “stiamo programmando di ridurre gli incentivi in maniera graduale per evitare il trauma spagnolo”.
Confindustria, ANIE/GIFI propongono di estendere il limite di potenza incentivabile dagli attuali 1.200 MWp ad almeno 7mila MWp. Si chiede anche un piano quinquennale (2011-2015) per avere un minimo di stabilità e favorire gli investimenti. Interessante il suggerimento di bonus per l’integrazione architettonica totale di impianti fotovoltaici (+25%), per l’installazione in aree come cave e discariche che stanno per essere dismesse (+10%) e per la sostituzione di coperture in amianto ed eternit (+10%).
Richard Paul Ingmar Wilheim, di Enel Green Power, sostiene che “l’industria ha il dovere di creare una vera concorrenzialità nelle energie rinnovabili, occorre cioè pensare di poter fare a meno degli incentivi nel più breve tempo possibile.” Si prevede che manchino 5-7 anni alla grid parity, ovvero al momento in cui l’energia fotovoltaica raggiunge il costo dell’energia presente in rete o divenga addirittura più economica.
Leggo sul Sole24ore che il prezzo degli incentivi viene caricato nelle bollette di tutti attraverso la componente A3. E’ vero, tutti gli italiani che consumano corrente pagano qualcosina per aiutare quelli che la producono in modo pulito. E’ anche vero che con le nostre tasse pagheremo anche le nuove centrali a carbone, le nuove centrali nucleari e i rigassificatori, per non parlare delle centrali a spazzatura che mangiano soldi pubblici per sputare diossina. Io, personalmente, sono contenta di pagare per il fotovoltaico e mi girano quando i miei soldi sono usati per avvelenarmi.
Fonte: PMI, Ecowiki.it
Foto | Trebosc