Si terrà oggi la direzione del Partito Democratico, la prima dopo la non vittoria del 24-25 febbraio scorso alle elezioni politiche. Sul banco degli imputati c’è il segretario Pierluigi Bersani, perché più che a un ragionamento sul da farsi nei prossimo giorni, il vertice di oggi potrebbe trasformarsi in un processo al candidato premier, reo di avere fallito in una prova che sarebbe dovuta essere sulla carta infallibile. Il PD è lacerato sulla linea da tenere per la formazione del nuovo governo. Bersani segue Vendola nella volontà di aprire al Movimento 5 Stelle di Beppe Grillo e di dare così vita a un esecutivo di minoranza, che possa tirare a campare giorno per giorno.
Una linea bocciata dal Quirinale, che si propone di costituire un governo credibile per l’Europa e i mercati, così come da parte consistente dello stesso PD, come Massimo D’Alema, Walter Veltroni ed Enrico Letta.
Tutti sanno che un’intesa PD-grillini non è nelle cose, che sarebbe instabile ed esporrebbe il PD a una diaspora elettorale. Ma anche lo scenario di un’alleanza con Berlusconi non sarebbe utile al partito, perché lo farebbe implodere a livello dei consensi. Eppure, non pare ci sia soluzione alternativa.
Per questo, ieri sera il leader del PDL, Silvio Berlusconi, ha ventilato l’ipotesi di chiamare stamane Bersani per proporgli un governo tra PD e PDL. “Dimostri di essere un leader”, ha affermato, riferendosi al segretario dei democratici.
Lo scenario resta fluido, ma la fantasia ha il limite dei numeri. Secondo le voci di corridoio, dopo l’elezione dei presidenti di Camera e Senato, Napolitano potrebbe affidare a Bersani un incarico esplorativo per verificare di avere i numeri al Senato. In caso contrario (quasi sicuro), la palla dovrebbe passare a una personalità istituzionale. Si parla di Ignazio Visco, governatore di Bankitalia, a cui potrebbe essere chiesto di guidare un esecutivo di transizioni da qui al voto, che si potrebbe tenere nel 2014, o forse anche nell’autunno di quest’anno.
