Stanno finalmente per diventare effettivi i voucher voluti dalla Riforma Fornero destinati a pagare l’asilo nido o la baby sitter esclusivamente per le mamme lavoratrici. Fondi che ora sono regolamentati da una circolare Inps e che per il 2013 hanno un valore pari a 300 euro al mese per un massimo di sei mesi.
Il bonus potrà essere richiesto esclusivamente dalle madri, anche adottive o affidatarie, che siano lavoratrici dipendenti anche iscritte alla gestione separata, per i bambini già nati (o entrati in famiglia o in Italia) ma anche per quelli la cui data presunta del parto è fissata entro i quattro mesi successivi alla scadenza del bando per la presentazione della domanda. E la somma andrà utilizzata negli 11 mesi successivi al congedo obbligatorio. Sono invece escluse le lavoratrici autonome iscritte ad altra gestione come coltivatrici dirette, artigiane ed esercenti attività commerciali, imprenditrici agricole.
La domanda dovrà essere presentata all’Inps solo in via telematica e può essere fatta anche se la madre ha già usufruito in parte del congedo parentale. I voucher sono di tipo cartaceo e dovranno essere ritirati dalla lavoratrice-madre beneficiante presso le sedi provinciali dell’Inps di appartenenza, sia in un’unica soluzione o con cadenza mensile; poi ci penserà direttamente l’Inps ad erogare direttamente il contributo alla struttura prescelta dalla mamma mentre il contributo per la baby sitter sarà concesso sotto forma di buoni lavoro.
Come già avviene nel nostro Paese per altre forme di contributi pubblici, avverrà tutto secondo una graduatoria che sarà stabilita tenendo conto dell’ISEE, con ordine di priorità per i nuclei familiari con ISEE di valore inferiore e, a parità di ISEE, secondo l’ordine di presentazione della domanda. Una classifica che verrà pubblicata sul sito www.inps.it entro 15 giorni dalla scadenza del bando e sarà la stessa Inps ad avvisare il datore di lavoro della riduzione proporzionale del periodo di congedo parentale che compensa la concessione del beneficio. Quindi delle due, l’una: o si prende il congedo o si accede al contributo.
Sulla carta tutto perfetto. Ma c’è un piccolo particolare: per il 2013 la cifra complessiva dovrebbe essere pari a 20 milioni di euro che però fatti i conti sarà sufficiente per poco più di 10mila lavoratrici mentre ad esempi nel 2011 sono state oltre 250mila le lavoratrici subordinate ad aver chiesto qualche giorno di congedo parentale.