Effetto Montepaschi: PD tracolla, Berlusconi a un soffio dal centro-sinistra e Grillo avanza

Effetto MpS, cala Bersani e sale BerlusconiLo chiamano già “effetto Montepaschi”. Si tratta delle conseguenze degli scandali MpS, banca guidata da uomini vicini al PD, che starebbero ripercuotendosi negativamente sulla tenuta della coalizione di Pierluigi Bersani, quando mancano tre settimane al voto. I sondaggi sono pressoché d’accordo sul calo dei voti del PD, anche se non tutti concordano sulle dimensioni. Una rilevazione Swg su quale premier vorrebbero gli italiani ha del clamoroso: Silvio Berlusconi sorpasserebbe Bersani, attestandosi al 16%, contro il 15% del segretario del PD (prima era al 18%), il 15% di Beppe Grillo, il 13% di Mario Monti e l’8% di Antonio Ingroia.

Un altro sondaggio, quello Tecnè per Sky Tg24 darebbe la coalizione di centro-sinistra in vantaggio di soli 4,9 punti percentuali, con il centro-destra che riduce le distanze dell’1,6% in pochi giorni. Percentuali identiche anche per Quorum-Tiscali, che vede le distanze tra le prime due coalizioni di appena il 4,8%, con Bersani in vantaggio. Per Euromedia Research, invece, la coalizione PD-Sel sarebbe in vantaggio solo del 2,6%.

In ogni caso, l’ordine di scuderia di Bersani è chiaro: allontanare dal PD l’ombra del sospetto che abbia in un qualche modo a che fare con il caso MpS. Quindi, sì alla commissione d’inchiesta, invocata da Alfano e Grillo. Il clima è tetro. Il comico genovese attacca costantemente il segretario del PD e chiede che tutto il suo partito sia arrestato. E il risultato è lampante: il Movimento 5 Stelle sarebbe salito di 2,5 punti in una settimana.

Incontrando il cancelliere Angela Merkel, dal canto suo il premier uscente Mario Monti ha cercato di darsi un’immagine da difensore degli interessi nazionali, puntando sul discorso della crescita. Anche questo sarebbe un effetto degli attacchi del centro-destra, che ha dipinto il Prof. quale un servitore ubbidiente degli interessi della Germania. E Bersani, invece, apre ai centristi, sostenendo che in caso di vittoria farebbe un governo insieme a Monti e Casini. Non è chiaro, però, se solo per le riforme o su tutto. L’aut-aut del Prof. è chiaro: niente alleanze post-voto con Vendola, in quanto politico conservatore e contrario alle riforme necessarie per fare crescere l’Italia.

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