I sondaggi delle ultime settimane l’hanno dato in netta ripresa, Silvio Berlusconi è riuscito a ribaltare ogni previsione sulle prossime elezioni. Il rapporto tra Pdl e Lega Nord sembra essersi nuovamente rinsaldato, la corsa per la regione Lombardia potrebbe avere effetti su tutto il Paese se il centrodestra ne uscisse vittorioso. Analizziamo ora le proposte in materia di fisco e tasse dei massimi esponenti della destra italiana, compresa quella di Mario Monti, ormai diventato il bersaglio principale delle critiche.
Sulla carta il Pdl mostra di avere grandi obbiettivi per la fiscalità “Abbiamo un no chiaro per l’Imu, un no chiaro per l’aumento dell’Iva, un no chiaro per la patrimoniale e il redditometro.” A presentarli in modo incisivo e diretto è proprio Berlusconi, il cavaliere è entrato ormai da settimane in clima di campagna elettorale richiamando a sé i suoi contro la nuova minaccia “Di fronte a noi c’è la sinistra delle tasse e i tecnici tassatori che vanno in tutt’altra direzione rispetto alla nostra. Noi vogliamo tagliare la pressione fiscale di un punto all’anno per i prossimi cinque anni.”
A chi lo accusa di non avere combinato nulla nei lunghi anni passati al governo dell’Italia, pensando più agli interessi personali che a quelli del Paese, Berlusconi risponde “Nei nostri anni di governo non abbiamo mai aumentato la pressione fiscale, non abbiamo mai messo le mani nelle tasche dei cittadini.”
La Lega Nord, il maggiore alleato del Pdl, ha le idee molto chiare in materia di fiscalità. Candidandosi alle regionali della Lombardia il segretario Roberto Maroni insiste sul trattenere il 75% delle tasse al Nord “Vuol dire tenerci i nostri soldi. Significherebbe per la Lombardia un vantaggio annuo di 16 miliardi di euro, da investire sopratutto per abbassare le tasse alle piccole e medie imprese e aiutare le famiglie.”
In forte contrasto con il centrodestra targato Pdl-Lega troviamo Mario Monti, ormai completamente calato nelle vesti di politico e con una posizione molto netta nei confronti del cavaliere “Se vincesse lui sarebbe un disastro, e se fosse stato ancora in carica oggi lo spread italiano sarebbe a 1.200 o qualcosa di simile.”
Il leader del movimento Scelta Civica non promette miracoli, Monti propone un progresso continuo basato sul presupposto che ci vogliono “due o tre anni per vedere gli effetti delle riforme.” Sotto il governo dei tecnici la pressione fiscale è notevolmente aumentata, per cui le dichiarazioni del professore destano un certo sconcerto “Bisogna ridurre la tassazione che grava sul lavoro e sulle imprese e parallelamente ridurre la spesa. C’è bisogno di un sistema fiscale che consenta la ridistribuzione del reddito dai più ricchi ai più poveri” tuttavia è lui stesso a spiegare “qualcuno è stizzito perché parlo della possibilità di una misurata e graduale riduzione delle tasse, ma non è affatto incoerente. Quello che hanno fatto nel 2012 gli italiani era necessario ma non per sempre.”