Sono giorni decisivi questi per la formazione di un nuovo governo, tuttavia la situazione è molto difficile e il risultato imprevedibile. Eppure la situazione nel Paese è grave, come evidenzia il continuo insorgere dei comuni italiani contro la Tares, la nuova tassa sui rifiuti. La protesta si sta espandendo a macchia di leopardo, i sindaci di tutta Italia si stanno coalizzando affinché il tributo venga abolito o modificato. Non mancano le dimostrazioni eclatanti, il primo cittadino di Berceto venerdì scorso ha tentato di rimanere in mutande davanti al Quirinale in segno di protesta, intanto il coro è unanime “La nuova tassa è incostituzionale.”
Dopo diversi rinvii, la Tariffa comunale Rifiuti e Servizi entrerà in vigore il prossimo luglio, seguendo a breve distanza il pagamento dell’Imu. È proprio la concomitanza delle due scadenze ad aver fatto esplodere l’ira dei sindaci, che tentano di rappresentare al meglio i propri cittadini “Non siamo mica dei gabellieri!” denunciano dalla Toscana. Mentre si cerca di dimostrare che la tassa affosserà quelle famiglie già in grossa difficoltà, è stato denunciato un insostenibile rincaro del 30% dell’imposta sui rifiuti. Secondo i dati Uil servizio politiche territoriali, rispetto al 2012 quando i comuni potevano scegliere tra la Tarsu e la Tia, l’aggravio sarebbe di 1,8 miliardi di euro.
Particolarmente combattivi si stanno dimostrando i sindaci piemontesi riunitisi a Bra, anche per loro la nuova tassa è incostituzionale. Dal Piemonte si tende a sottolineare che la Tares non premia la raccolta differenziata, andando contro la politica di sostenibilità ambientale e l’incentivazione al buon costume tanto proclamate negli ultimi tempi. Inoltre l’imposta sui rifiuti quest’anno è gravata di ulteriori 30 centesimi al metro quadro, finalizzati a finanziare i servizi indivisibili dei comuni, dalla manutenzione delle strade all’illuminazione pubblica. Proprio queste prestazioni, denunciano da Bra, sono già ampiamente pagate dai cittadini tramite l’Imu, ci sarebbe dunque una sovrapposizione che contrasterebbe con la costituzione.