Si sta mettendo ormai la parola fine alla collaborazione tra enti locali ed Equitalia per la riscossione dei tributi, dal primo luglio tutto passerà nelle mani dei comuni. Lo stop alla tanto odiata società era previsto ormai da due anni, ma la negligenza di tanti comuni che non hanno preso i necessari provvedimenti getta il Paese nel caos. Se la situazione dovesse restare la stessa, il termine del rapporto costerà ben 2,5 miliardi di euro alle casse degli enti locali.
La situazione è davvero nera per tutti quei seimila comuni che non si sono adeguati durante gli ultimi anni, le casse degli enti si svuoteranno in modo ancora più notevole dal momento che mancheranno anche i soldi dell’Imu, potrebbe crearsi un buco da 4,5 miliardi di euro. A rischio ci sono inoltre i duemila dipendenti che lavorano presso gli uffici di Equitalia, la proposta di trasferirli presso gli uffici comunali è caduta nel vuoto e al momento non sono previste soluzioni per risolvere la questione.
Si moltiplicano tuttavia le ipotesi di azione, come un’imitazione della strategia prevista per l’Imu con una provvisoria proroga della scadenza per avviare una riforma a stretto giro. A questo proposito è intervenuto il vicesegretario generale dell’Anci, Alessandro Gargani “Una nuova proroga semplice non risolve nulla, perché bisogna introdurre una disciplina transitoria e affrontare finalmente la riforma del settore.”
Teoricamente con la situazione attuale, i cittadini che dovrebbero pagare multe e tasse, comprese quella per i rifiuti, potrebbero stracciare i verbali contestati e dormire sonni tranquilli. Attenzione tuttavia a compiere azioni azzardate, il ministro dell’Economia Fabrizio Saccomanni sarebbe già al lavoro per garantire la copertura finanziaria mentre una riforma appare cosa doverosamente prossima.
Intanto la fine di Equitalia, al contrario di quanto si potesse pensare, sembra portare molti effetti negativi: da un lato aumenteranno i costi a carico degli enti locali, che dovranno predisporre uffici appositi e assumere dipendenti, dall’altro il buco previsto nei prossimi mesi getta nel disordine i finanziamenti per la sicurezza stradale. Una norma spesso trascurata prevede infatti che il 50% degli introiti provenienti dalle contravvenzioni sia destinato alla prevenzione degli incidenti stradali.