Protesta anti-Equitalia, commercianti e imprenditori contro le ganasce fiscali

Come al solito le stime vanno a braccio, ma erano sicuramente in più di 15mila giovedì a Cagliari nel corteo di protesta contro le ganasce fiscali imposte da Equitalia e le sue “cartelle pazze”.Ovviamente molti in arriva da tutta la Sardegna, una regione particolarmente in difficoltà nella quale si è impegnato direttamente il presidente Cappellacci per farsi garante con una serie di contributi e la richiesta di moratorie.

Ma quello di Cagliari è un disagio comune a tutte le regioni italiane e a quello che è stato definito il popolo delle Partite Iva.

Per capirne le proporzioni sono sufficienti i dati (pubblici) diffusi dalla stessa Equitalia, che si occupa di riscossioni per l’Erario, rispetto al 2010: su oltre un milione e mezzo di preavvisi di fermo ci sono state 577.000 ganasce fiscali, 135.000 ipoteche iscritte e 11.189 pignoramenti immobiliari.

Il procedimento del blocco dei beni è tanto semplice quanto implacabile. Dopo aver ricevuto la cartella esattoriale il contribuente ha due mesi di tempo per pagare quanto dovuto.

Una volta scaduto il termine, chi è incaricato della riscossione può disporre il fermo oppure il pignoramento dei beni. In prima istanza scatta il fermo amministrativo dei beni mobili, ossia le cosiddette ganasce fiscali (un po’ come avviene per le auto in divieto) e l’ipoteca per quella che riguarda conti correnti e immobili. In seguito si può arrivare all’espropriazione mobiliare, quella presso terzi e quella immobiliare.

Questo indipendentemente dalla cifra dovuta dal contribuente.
Una rigidità che negli ultimi tempi, anche se la battaglia va avanti da molto, ha scatenato le ire di contribuenti e associazioni che mal vedono procedure così fiscali quando si tratti di debiti dalle cifre irrisorie.

Ecco perché con una nuova norma il tetto minimo è stato fissato in 8mila euro. Inoltre se il credito per cui si procede è inferiore al 5% del valore complessivo dell’immobile da espropriare, si può procedere solo una volta decorsi sei mesi dall’iscrizione ipotecaria senza che il debito sia stato estinto.

I dati forniti da Equitalia comunque parlano di risultati per il 2010 sostanzialmente invariati rispetto agli anni precedenti: rispetto al 2007, ad esempio, sono diminuite le ipoteche iscritte (135.000 contro 246.000) ma in compenso in un anno sono aumentati di molto i solleciti, passati da 2,8 milioni a quasi 3,5.

1 Comment

  1. studio papa

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