Il leitmotiv della campagna elettorale sono le tasse. Era inevitabile, dopo la sfilza degli aumenti in era Monti, sostenuti da tutta la ex maggioranza, i cui partiti adesso si dissociano. A cercare di allontanare da sé l’aura di un nuovo stangatore di famiglie e imprese è il leader del centro-sinistra, Pierluigi Bersani, secondo cui se arrivasse al governo non metterebbe una patrimoniale. Il segretario del PD ricorda come l’IMU sia già una patrimoniale, che semmai andrebbe rimodulata, aumentando la detrazione a 500 euro per ciascuna prima casa e caricando la tassazione sui patrimoni tra 1,3 e 1,5 milioni di euro.
Ma il segretario della Cgil, Susanna Camusso, non ci sta e propone di imporre una tassa patrimoniale sulle forme di ricchezza diverse dagli immobili, prendendo così le distanze dal passo indietro di Bersani.
Ma a fare una vera campagna anti-tasse ci pensa il centro-destra, con il segretario della Lega Nord, Roberto Maroni, che chiede uno shock fiscale per fare ripartire l’economia, mentre il leader della coalizione, Silvio Berlusconi, ribadisce chiaro e tondo che intende abolire l’IMU sulla prima casa, tranne che sulle abitazioni di lusso, così come prevede una politica di tasse zero sulle imprese che assumono giovani.
Quest’ultima idea non è disdegnata neppure dal candidato centrista Mario Monti, alle prese con sondaggi parecchio deludenti, che indicano come il Prof. sarebbe al momento solo in quarta posizione, scavalcato dal Movimento 5 Stelle di Beppe Grillo. E il comico genovese è stato ieri a Brindisi per un comizio in favore del suo movimento, ironizzando sul redditometro, definito “figlio di padre ignoto”. Ma la battuta più saliente l’ha riservata contro i sindacati, quando ha affermato di sognare “uno stato con le palle” e che “i sindacati vanno aboliti, perché sono una struttura vecchia come i partiti. Le aziende devono essere di chi lavora”.