In un’intervista al Corriere della Sera, l’ex segretario del PD, Dario Franceschini, da il via al cambio di linea politica del suo partito e dopo un mese e mezzo di totale chiusura a qualsiasi ipotesi di alleanza di governo con il PDL di Silvio Berlusconi, adesso i democratici sono costretti dai tempi e dai soliti numeri a fare i conti con la realtà. Franceschini tenta di non mostrarsi irrequieto, rispetto alla linea sinora seguita dalla segreteria e ritiene che Bersani non sia stato “umiliato” da Grillo, come ha affermato Matteo Renzi, bensì “generoso”. Allo stesso tempo, pur ribadendo la propria avversione al Cavaliere, egli ammette che i numeri sono questi e che il PDL ha preso sostanzialmente gli stessi voti del PD. “Non siamo noi a sceglierci l’avversario”, ribadisce, dopo avere affermato che a suo avviso l’attuale stato tripolare della politica potrebbe essere transitorio.
Insomma, nell’intervista, Franceschini invita il PD a trattare con il PDL, perché è evidente che senza i voti di Berlusconi non ci sarà alcuna maggioranza. La sua ipotesi sarebbe per un governo di transizione, che faccia alcune riforme istituzionali (Senato federale, riduzione numero parlamentari e legge elettorale), affrontando nel frattempo la crisi economica con misure di emergenza.
Senza un’intesa con il Cavaliere si è costretti a tornare al voto, sostiene, ma velatamente mette Renzi con le spalle al muro, quando ipotizza che in ogni caso si farebbero le primarie anche se si andasse a rivotare a giugno. Come dire: se Renzi vuole il voto subito, potrebbe essere lui a guidare questo PD malconcio. Ma niente scissioni, ribadisce. Dopo tutta la fatica per costruire questo partito, continua, ognuno dovrebbe mordersi la lingua.