Oggi, il governo presieduto dal premier Enrico Letta si presenterà alla prima prova parlamentare, con la richiesta della fiducia alla Camera dei Deputati. Sulla carta, l’esecutivo di grande coalizione PD-PDL-Scelta Civica gode di un’amplissima maggioranza, tanto da reggere anche nel caso di dissidenti interni ai partiti che lo sostengono. Per cui non ci dovrebbero essere batticuori né tra i deputati, né tanto meno tra i senatori. Ma il test sarà comunque importante per verificare fino a quale punto terrà il Partito Democratico, uscito dilaniato e indebolito dal caso Quirinale. Nelle scorse ore, l’area del dissenso al governissimo, che va dai prodiani agli esponenti come Pippo Civati, Rosy Bindi e la Puppato, pare che sia rientrata nei ranghi. Un documento firmato da tutti, con l’eccezione del Civati, ha annunciato la concessione della fiducia a Letta, tanto che non si parla più dei famosi 50 parlamentari PD che avrebbero votato contro l’esecutivo.
Tuttavia, i timori nel breve e medio termine restano tutti. In primo luogo, perché il dissenso cercherà di riemergere con il trascorrere delle settimane, man mano che il governo produrrà attività e inizierà a sfornare qualche riforma. I mal di pancia potrebbero a quel punto esplodere, mentre il clima in Parlamento e nello stesso governo non è molto sereno, dopo l’episodio gravissimo accaduto ieri davanti a Palazzo Chigi, quando un uomo di 49 anni ha sparato contro due militari e ferendo anche una donna incinta, intenzionato ad uccidere un politico.
Per quanto, il fatto sia in sé isolato, gesto di un folle, un disperato, tuttavia, più di uno sussurra che si teme che possa essere emulato, dato il clima di fortissima avversione alla politica esistente in questa fase nel Paese.