Il presidente del Senato, Piero Grasso, è intervenuto a gamba tesa dagli Stati Uniti sul dibattito per la decadenza da senatore di Silvio Berlusconi, chiedendo che il voto sia palese, perché così sarebbe più chiara l’intenzione di ciascuno, mentre con il voto segreto, spiega Grasso, resterebbe il dubbio se la scelta sia avvenuta per coscienza o per interessi. Nessuno si aspettava un intervento così schierato del presidente dell’Aula di Palazzo Madama, che ha ricompattato “falchi” e “colombe” del PDL, che hanno chiesto a gran voce spiegazioni, definendolo un uomo di partito e con il capogruppo Renato Schifani che ha chiesto un chiarimento.
Il voto sulla decadenza dovrebbe arrivare a metà novembre. Intanto, il PDL cerca di stringere alleanze, per impedire che il suo leader possa essere estromesso dal Senato e dalla partecipazione diretta alla vita politica. E il rinvio a giudizio dell’ex premier di ieri per la presunta compravendita di senatori nel 2006 dimostrerebbe la necessità per il centro-destra di garantire quell’agibilità politica senza la quale il Cavaliere potrebbe anche essere arrestato.
Si spera di fare breccia tra i centristi, dove dopo la rottura avvenuta tra Casini e Monti, almeno 12 senatori che fanno capo al primo dovrebbero votare contro la decadenza di Berlusconi. Ufficialmente compatti per la decadenza, invece, sono PD, Sel e Movimento 5 Stelle. Tuttavia, per evitare amare sorprese, i democratici chiedono il voto palese, a cui si oppone il PDL.
Il partito di Guglielmo Epifani teme che alcuni grillini possano clamorosamente salvare il Cavaliere, per poi gridare allo scandalo di un PD che nel segreto del voto ne avrebbe impedito la decadenza. Solo sospetti, ma i democratici vogliono quanto mai allontanare ogni dubbio.
