La situazione della Grecia continua a preoccupare fortemente l’Europa, la possibilità di un imminente default non è stato ancora scongiurato e gli scontro tra sindacati, attivisti e poliziotti sembra non essersi ancora del tutto placato.
Alle 21 di ieri sera, come tutti sappiamo, è giunto a scadenza il termine offerto dalla Repubblica Ellenica per aderire all’operazione di concambio (“swap”) tra quelli che erano omai i vecchi titoli di stato acquistati da investitori privati (sia istituzionali che retail) e titoli di nuova emissione.
L’operazione consiste nello scambio che si concretizza mediante la riconversione di ogni mille euro precedenti con nuovi bond dal valore nominale complessivo di 465 euro. Ancor prima che si giungesse ad un’eventuale conclusione, il governo greco aveva fatto sapere che nel caso non si verificasse l’adesione da parte di numerosi obbligazionisti, si sarebbe riservato la possibilità di rioffrire lo soap. La percentuale minima di adesione non doveva essere però al di sotto del 75%.
Una condizione molto delicata, perché nel caso il concambio non avverrebbe, la Grecia sarebbe caduta automaticamente in il default. (Per Approfondire clicca qui)
Ma la situazione sembra essere andata in modo diverso, in mattinata infatti il governo di Lucas Papademos ha annunciato che la giornata di ieri si è chiusa con l’assenso di un concambio tra vecchi e nuovi titoli per un valore di 172 miliardi dei 206 miliardi di obbligazioni pubbliche, di cui 152 miliardi sono stati quelli emessi sotto il diritto greco.
A quanto pare la percentuale di partecipazione è stata pari all’85,8%. inferiore a quel livello minimo preteso da Atene del 90% (Per approfondire l’argomento clicca qui).