Grillo attacca Bersani su MpS: “Gargamella si dimetta e PD va arrestato”

Grillo chiede dimissioni a Bersani e l'arresto del PDVa giù durissimo Beppe Grillo sul caso MpS, la banca toscana travolta dagli scandali derivati. Il comico è un fiume in piena sia sul suo blog che in giro per l’Italia, dove in questi giorni sta tenendo il suo “Tsunami Tour” in Calabria e Sicilia. E l’invettiva del leader del Movimento 5 Stelle contro il PD e il segretario Pierluigi Bersani è fortissima. “Gargamella si deve dimettere”, afferma Grillo, con riferimento al coinvolgimento storico del Partito Democratico nella gestione della banca di Siena, tramite la Fondazione, azionista di maggioranza in Rocca Salimbeni.

“A confronto Craxi rubava caramelle”, continua il comico, che parla di scandalo che farebbe impallidire sia quello di Parmalat, che del Banco Ambrosiano.

Ma il colpo è durissimo quando Grillo chiede seccamente che vada arrestata tutta la classe dirigente del PD in Toscana dal 1995 ad oggi e chiede che venga istituita una commissione d’inchiesta al riguardo. La risposta di Bersani non poteva non arrivare: “Non mi faccio dare lezione da questi autocrati da strapazzo”.

Ma il partito di Bersani ha tutt’altro per la testa. Il PD è semi-travolto dagli scandali in MpS, ma adesso arriva la mazzata bella e buona della Procura di Milano, che ha spiccato 29 avvisi di garanzia nei confronti di altrettanti consiglieri regionali della Lombardia, facenti parte dell’opposizione. Parliamo di uomini del PD, Sel, Italia dei Valori, Udc e Pensionati.

Le accuse sono di peculato. Così come nei mesi scorsi era accaduto con i consiglieri di maggioranza (PDL e Lega Nord), anche quelli di opposizione sono accusati di avere sperperato denaro pubblico per usi impropri. Si va dai rimborsi per le macchine fotografiche alle stampanti, passando per il caffè e le brioches.

Un danno d’immagine enorme, a meno di un mese dalle elezioni politiche. Bersani lo sa e il nervosismo cresce, mentre i consensi per il PD parrebbero scendere, almeno ad ascoltare i sondaggisti. La vittoria è sempre meno scontata, non tanto alla Camera, quanto al Senato. Ma vedremo il 25 febbraio, il pomeriggio!

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