Il futuro dei posti lavoro in Italia

Mario-DraghiLa convinzione del premier Matteo Renzi è che quest’anno ci saranno, grazie al Jobs Act, molte più assunzioni che licenziamenti. E naturalmente è ciò che ci auguriamo tutti, finora il tasso di disoccupazione, soprattutto nel 2014, ha raggiunto livelli record e ora sta mostrando lievi miglioramenti, pur restando alto. Tra il 2008 e il 2014, ha rilevato l’Istat, il Mezzogiorno ha perso 576.000 posti di lavoro, pari al 70% del calo complessivo mentre il Nord ne ha persi 284.000. Nel complesso il Sud ha perso l’8,9% dei suoi occupati (-3,5% la media italiana). I numeri rendono l’idea di quanto sia importante intervenire tempestivamente, tanto sul fronte delle regole quanto incentivando la ripresa.

Perché tra gli effetti della crisi le ore in meno lavorate (dal 2008 -4,3 miliardi) e l’aumento degli occupati a tempo parziale a scapito di quelli a tempo pieno sono quelli che più hanno condizionato il mercato del lavoro. Il nuovo contratto a tempo indeterminato a tutele crescenti prevede, per i neoassunti, il reintegro nel posto di lavoro solo in caso di licenziamento nullo o discriminatorio e nei casi di licenziamento disciplinare nel quale il giudice riconosca che il fatto materiale contestato “non sussista”. Tale misura, aggiunta al riordino delle altre tipologie contrattuali, da sola non può garantire un’impennata immediata nel numero degli occupati, ma molte imprese guardano all’opportunità con rinnovato ottimismo.

Già in uno studio dell’Ufficio Lavoro di Confesercenti diffuso a gennaio, emergeva come il 36% degli imprenditori si dichiarasse pronto ad assumere nel corso dell’anno uno o più dipendenti a tempo indeterminato, approfittando degli sgravi, contro il 21% più orientati sui contratti a tempo determinato. Restava alta, però, l’incertezza: il 43% dei titolari di impresa intervistati ammetteva di essere ancora indeciso. L’Istat, nella nota mensile di febbraio, afferma che “il mercato del lavoro non mostra chiari segnali di un’inversione di tendenza rispetto a quanto osservato negli scorsi mesi”. Insomma potrebbero essere 250 mila le nuove assunzioni, entro la fine dell’anno. Ripartite in parte tramite il Job Act, in parte attraverso l’emersione di occupazione irregolare o “in nero”, in parte grazie alle assunzioni di disoccupati in senso stretto.

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