Con 169 sì e 139 no, il governo Renzi ha ottenuto la fiducia al Senato, dove i numeri della maggioranza sono risicati e dove il Nuovo Centro Destra di Angelino Alfano è determinante. I voti favorevoli sono stati esattamente uguali a quelli attesi alla vigilia, anche se inferiori rispetto a quanto si ipotizzasse, con riguardo allo scenario di senatori dissidenti nel Movimento 5 Stelle e tra il Gruppo delle Autonomie.
Rispetto alla maggioranza assoluta dei 161 seggi, c’è un margine di otto voti, in teoria abbastanza sicuro per tenere in vita l’esecutivo. Tuttavia, le cose stanno in maniera del tutto diversa, perché per Renzi i veri problemi verranno proprio dal Partito Democratico, dove l’ala sinistra bersaniana e i civatiani sono abbastanza freddi verso il suo governo.
Ieri, il pensiero di parte non indifferente del partito è stato espresso da due esponenti di spicco. Il bersaniano Giovanni Gotor ha definito un comizio di piazza il discorso di Renzi al Senato e ha ammesso di avere votato la fiducia solo per spirito di disciplina. E Corradino Mineo, ex volto noto della Rai e oggi senatore del PD in quota Pippo Civati, ha affermato che il suo voto di fiducia è solo a tempo. Insomma, Matteo Renzi si scordi di durare per il resto della legislatura.
Pippo Civati ha detto al premier che sbaglia, ma ha assicurato per adesso il suo voto. La verità è che il partito è in subbuglio, con i lettiani pronti a fare le valigie. Pochi i numeri dalla loro parte, ma per un governo che si regge solo sui voti di Alfano non è nemmeno un fatto da minimizzare. Il difficile sarà governare da domani.