E’ altissimo il livello dello scontro interno alla maggioranza, dopo che dal Tesoro si è fatta trapelare la notizia sul probabile aumento dell’IVA da ottobre. In sostanza, il governo Letta non bloccherebbe più, come promesso, l’aumento dell’IVA dal 21% al 22%, previsto già per luglio e rinviato all’1 ottobre al costo di un miliardo. Rinviare di altri tre mesi la misura costerebbe un altro miliardo e renderla definitiva 4,2 miliardi dal 2014. Troppi soldi per le casse vuote dello stato, che potrebbe non essere in grado di rispettare l’impegno con l’Europa di un deficit confinato al 3% del pil. Ma nella maggioranza, il PDL non l’ha presa bene e l’ex ministro Renato Brunetta ha invitato il premier a smentire l’aumento, altrimenti non esisterebbe più il governo.
Di diverso avviso Stefano Fassina, sottosegretario all’Economia, che ha parlato della possibilità di evitare l’aumento dell’IVA, se si ripensasse alla scelta sull’IMU sulle prime case. In sostanza, l’abrogazione per tutti dovrebbe essere cancellato e si troverebbero fino a 2 miliardi per potere finanziare il blocco dell’aumento dell’IVA al 22%.
Controreplica di Brunetta, che ha invitato anche Fassina a tacere e a non esternare sempre il suo spirito tassaiolo. E anche dall’ex premier Silvio Berlusconi arriva l’aut-aut: il governo non cadrà sulla mia decadenza, ma o rispetta i patti o va via. Il riferimento è al programma presentato alle Camere il 29 aprile scorso, quando Letta si presentò a incassare la fiducia di PDL, PD e Scelta Civica. Allora, il blocco dell’IVA e l’abrogazione dell’IMU sulle prime case erano stati presentati come due punti qualificanti, al fine di ottenere la fiducia da parte del PDL.