L’ultimo anno ha fatto registrare un vertiginoso aumento dei giovani che preferiscono vivere a casa con i genitori piuttosto che godere della totale indipendenza. Il motivo principale di questa scelta sta nel fatto che l’autonomia ha un costo, che per molti è diventato insostenibile a causa della crisi economica. I trentenni di oggi vengono non a caso definiti la generazione boomerang: sono tantissimi i ragazzi che hanno dovuto necessariamente abbandonare la casa in affitto, e che sono tornati a vivere con mamma e papà. Spesso intere famiglie vivono con i nonni, dal momento che lo stipendio in più, spesso rappresentato da una pensione, è diventato vitale.
La generazione boomerang ha portato alla formazione di famiglie allargate, ennesimo effetto della crisi economica che, inevitabilmente, si riflette sull’economia. L’ultimo Rapporto sulla coesione sociale, basato sui dati Istat, ha calcolato che i giovani tra i 18 e i 34 anni che vivono almeno con un genitore sono quasi sette milioni. Un numero esorbitante per percentuali che sono tra le più alte in Europa. Il fenomeno è particolarmente frequente nel Sud d’Italia, a dimostrazione di una regione sempre in maggiore difficoltà rispetto al resto del Paese. E come tradizione vuole, sono sempre i maschi i più mammoni: il 68,3% dei giovani uomini disoccupati vive con i genitori.
Ma il fenomeno della generazione boomerang non è un fattore culturale, quanto economico: i numeri sono troppo elevati e se si continua di questo passo si andrà incontro a un 70% di giovani impossibilitati a uscire di casa. Strazianti ed emblematiche sono le testimonianze che si possono andare a raccogliere, come quella di Sonia che nel blog Ricominciamo scrive: “Quando è fallito il nostro negozio di elettronica i miei genitori ci hanno proposto di sistemarci nella loro mansarda con i bambini. È stata una salvezza, anche se passare da una casa vera a un monolocale di trenta metri quadri in quattro, e tornare a convivere con mamma e papà a 35 anni è stata davvero dura.”