Siamo ormai a fine anno e quello del 2012 sarà il Natale più povero degli ultimi decenni. Il governo dei tecnici per evitare il baratro ha inasprito le tasse e tagliato su servizi e pensioni, eppure nei suoi ultimi giorni di vita si affanna a salvare una legge che ci porterà all’acquisto di 90 cacciabombardieri per una spesa complessiva superiore ai 13 miliardi di euro.
Nella giornata di ieri la Camera dei Deputati ha iniziato il voto finale sulla legge delega, già approvata dal Senato, che prevede la riforma delle forze armate con tagli sul personale a vantaggio degli investimenti sugli armamenti. Ciliegina sulla torta l’acquisto degli f-35, pallino del lungimirante Ministro della Difesa Giampaolo Di Paola che già dieci anni fa aveva sottoscritto con gli americani il memorandum of understanding, dando il via al progetto.
Paradossalmente ieri mattina, in un sit-in di protesta davanti a Montecitorio, si sono trovati uniti le rappresentanze militari del Cocer e diversi gruppi pacifisti, tuttavia i motivi del dissenso sono diversi. I primi contestano i tagli sui lavoratori dell’esercito: il personale civile scenderà da 33 mila a 20 mila unità, i militari da 183 a 150 mila, i generali invece verranno ridotti dagli attuali 450 ai futuri 310. L’intero ammontare del risparmio sarà, secondo la legge delega, a disposizione della Difesa che potrà godere di ulteriori introiti, lo stesso destino sarà infatti riservato ai fondi guadagnati dalla vendita di caserme dismesse e altri edifici di proprietà del Ministero.
I pacifisti contestano il modo in cui si riutilizzano i soldi risparmiati, destinati a una strana corsa agli armamenti: gli f-35 sono notoriamente aerei da guerra ideali per azioni di attacco, mentre per Costituzione l’Italia è un paese votato alla sola difesa. I cacciabombardieri che entreranno a far parte dell’aviazione militare ci costeranno dai 12 ai 15 miliardi di euro, con questo denaro al momento l’Italia risolverebbe quanto meno il problema degli esodati, si garantirebbero le indennità di disoccupazione ai precari e le borse gli studio agli studenti.
Con quei soldi si potrebbero almeno tentare gli investimenti per rilanciare l’economia, per creare posti di lavoro, ma il loro destino sembra un altro: se infatti il Parlamento non darà il suo parere entro sessanta giorni varrà il silenzio-assenso e la legge delega sarà approvata.