Il leader del centro-destra, Silvio Berlusconi, lo ribadisce in ogni sede, sin dall’inizio di questa campagna elettorale: Monti si alleerà con Bersani, dopo il voto e sosterrà un suo eventuale governo, fungendo da stampella. Finora, le reazioni più stizzite a questa accusa erano derivate proprio dai presunti protagonisti, che avevano giurato sulla loro alternanza. Ma ieri il tabù è caduto. Il segretario del PD, Pierluigi Bersani, ha affermato che se vincerà le elezioni, il giorno dopo sarà totalmente favorevole a un’intesa con i centristi di Mario Monti. E a stretto giro arriva la conferma dello stesso Prof, che ha specificato come non sia esclusa alcuna intesa, purché limitata ai soli partiti realmente riformisti.
Spiazzato Nichi Vendola, che potrebbe essere tagliato fuori dal governo già prima che esso nasca o che potrebbe essere emarginato dall’alleanza tra Bersani e Monti. Il leader di Sel ha affermato che il centro-sinistra non avrebbe bisogno del centro per fare le riforme, aprendo una vera querelle interna alla coalizione.
Intanto, Berlusconi continua a puntare sui temi clou di questa campagna elettorale: le tasse. Dopo avere promesso l’eliminazione dell’IMU sulle prime case e la restituzione entro giugno di quella già pagata nel 2012, il Cavaliere ha proposto anche un condono tombale, ossia un’intesa tra stato e contribuente per concordare la chiusura di posizioni pregresse.
Beppe Grillo, a sua volta, chiama a raccolta i suoi e indice una manifestazione a piazza San Giovanni a Roma, per la chiusura della campagna elettorale del 22 febbraio. Il comico invita i suoi elettori a partecipare, per dare vita a quella che sarebbe ricordata come la più grande manifestazione nazionale per decenni.
Non c’è grande accordo tra i sondaggisti: se il PDL parla di uno scarto ridotto ormai a 2-3 punti percentuali dal PD-Sel, il centro-sinistra si crede in vantaggio di quasi una decina di punti percentuali. Punti fermi: Grillo non meno del 15% e Berlusconi rimonta.