MpS, Beppe Grillo chiede commissione d’inchiesta. PD: noi estranei

Bersani dipende PD da scandalo MpS, ma Beppe Grillo attaccaNon poteva arrivare in un momento peggiore lo scandalo MpS, che rischia di travolgere il centro-sinistra, da sempre responsabile della gestione, per il tramite della Fondazione, azionista di maggioranza di Siena. Il tema dei bilanci truccati e delle perdite nascoste entrano a gamba tesa in piena campagna elettorale e il clima da partito col vento in poppa sta scemando un giorno dopo l’altro per il PD. L’attacco più duro lo ha ad oggi riservato proprio il comico genovese Beppe Grillo, che ieri in un comizio del suo Tsunami-Tour a Grosseto, ossia a quattro passi dalla città dello scandalo, ha chiesto che venga istituita una commissione d’inchiesta.

Grillo ha definito MpS la banca più antica e bella del mondo, ma Mussari è responsabile, perché a suo dire non sarebbe in grado nemmeno di fare un bonifico. Ma il leader del Movimento 5 Stelle ne ha anche contro la Banca d’Italia, rea di non avere vigilato come avrebbe dovuto. “Hanno 1.700 dipendenti e cosa fanno?”, chiede il comico. Il quale oggi parteciperà all’assemblea degli azionisti, che si preannuncia infuocata.

Inevitabili gli attacchi anche da destra, con il senatore del PDL, Maurizio Gasparri, che sostiene come Bersani non possa fare finta di nulla, non possa dire che il suo partito non c’entri nulla con MpS, visto che il cda della Fondazione – socio di maggioranza in MpS – è nominato per 13 consiglieri su 16 proprio dal sindaco e dal presidente della Provincia di Siena, ossia da due uomini del PD. E tramite la Fondazione, il PD si è sempre assicurata la nomina di dirigenti della banca.

Messi alle strette, i vertici del PD reagiscono nell’unico modo che ritengono possibile a un mese esatto dal voto, cioè allontanando da sé le ombre di un disastro finanziario che gli italiani sono chiamati a sobbarcarsi concedendo alla banca un maxi-prestito da 3,9 miliardi, gli introiti annuali dell’IMU sulla prima casa. Dopo Bersani, anche l’ex premier Massimo D’Alema difende il PD, sostenendo che una cosa è il partito, un’altra il sindaco (di Siena). Non c’è niente di male, aggiunge, che il primo cittadino e il presidente della Provincia, eletti dai cittadini, nominino i vertici della Fondazione.

Una linea, quella del PD, che con ogni evidenza fa acqua da tutte le parti. Il partito di Bersani è coinvolto mani e piedi nella cosiddetta “banca rossa” e ciò potrebbe creare un terremoto politico anche a livello nazionale.

 

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