Ieri, la condanna a un anno di reclusione per il leader del centro-destra, Silvio Berlusconi, in merito alle intercettazioni di Piero Fassino (“abbiamo una banca”) avrebbe fatto naufragare qualsiasi tentativo di formare un governissimo, ossia un governo di transizione e di larghe intese tra PD e PDL. Non è affatto casuale che il presidente della Repubblica, Giorgio Napolitano, commentando la descrizione che molti fanno della sua persona in questa fase, ossia quella di un “faro”, abbia spiegato che però è dura farlo “nella nebbia”. In sostanza, il Quirinale avrebbe preso atto dell’impossibilità di formare un governo, anche se formalmente dovranno essere espletati tutti i passi previsti dalla Costituzione e dalla consuetudine costituzionale.
Dunque, è probabile che il segretario del PD, Pierluigi Bersani, riceva l’incarico esplorativo già tra una decina di giorni, per poi presentarsi dal capo dello stato, gettando la spugna. A quel punto, Napolitano farà l’ultimo tentativo, cioè presenterà ai partiti un potenziale premier tecnico, ma senza riscontrare la disponibilità della maggioranza alle Camere. Solo a quel punto, scioglierà il Parlamento e si tornerà al voto.
Si parla già della data del 9 giugno, appena tre mesi e mezzo dopo le elezioni del 24-25 febbraio scorso. E che il clima di campagna elettorale non sia finito lo dimostra il fatto che Berlusconi abbia indicato ai suoi uomini di prepararsi, perché tanto la sinistra non andrà da nessuna parte.
Insomma, alla fine l’avrebbe spuntata Beppe Grillo, che si è sempre proclamato contrario a qualsiasi governo. Il rischio, tuttavia, di andare nuovamente a votare a vuoto è altissimo. Solo la fortuna ci potrebbe assistere al prossimo giro.