Insulti contro insulti. E’ tragicomica la fine verso cui si sta avviando il Partito Democratico, passato in un mese e mezzo da scontato trionfatore alle elezioni politiche di febbraio a partito sconfitto, lacerato e sull’orlo di una crisi di nervi e di una scissione minacciosa. Lo scontro interno si è aggravato dopo che il sindaco di Firenze, Matteo Renzi, ha fatto fuori con una sola dichiarazione due “papabili” per il Quirinale: Franco Marini e Anna Finocchiaro. Il primo è stato accusato di volersi riciclare in politica, dopo non essere riuscito a farsi eleggere in Abruzzo; la seconda viene dipinta come “quella che spingeva il carrello all’Ikea con la scorta”. E la più agguerrita è proprio la Finocchiaro, che ha definito “miserabile” Renzi, sostenendo che quand’anche egli possa vincere le elezioni, non avrà mai le qualità umane per ricoprire una carica dello stato.
E ieri sera a Parma, tra Renzi e Silvio Berlusconi c’è stato un breve incontro in occasione della ricorrenza dei 100 anni dalla nascita di Pietro Barilla. Non si sa di cosa abbiano discusso i due, ma certamente l’argomento politica sarà stato sfiorato.
E dopo le stroncature di Renzi, il nome che starebbe avanzando in queste ore è quello di Giuliano Amato, anch’egli del PD, ma con un passato di uomo di Bettino Craxi, non sgradito affatto al centro-destra. Il suo nome metterebbe d’accordo le due coalizioni e taglierebbe fuori dalla gara personaggi “scomodi” a destra e sinistra, come Romano Prodi, oltre che Stefano Rodotà, inviso alla Chiesa.
Nelle prossime ore potrebbero incontrarsi di nuovo Berlusconi e Bersani, per stringere sull’accordo per il Quirinale oppure prendere atto della rottura. Piano del tutto diverso sembra, invece, quello per la formazione del governo. Il ritorno alle urne tra luglio e novembre sembra lo scenario più probabile.