Sarà una giornata dei lunghi coltelli, quella che oggi il Partito Democratico si accinge a vivere con la direzione nazionale di questo pomeriggio, che rischia, tuttavia, di saltare, visto che il neo-rieletto capo dello stato ha preteso che questa sera salgano al Quirinale gli esponenti democratici, per brevi consultazioni finalizzate all’assegnazione già domani dell’incarico a premier. E proprio questo sarebbe l’ennesimo punto di scontro all’interno del PD. Ieri, i bersaniani hanno lanciato una proposta, che a molti è sembrata nel partito una provocazione, un trappolone per il giovane sindaco fiorentino: Matteo Renzi premier del governo di larghe intese. Ma è il diretto interessato a sfilarsi, mentre una renziana doc, come Debora Serracchiani, che ieri ha vinto le regionali in Friuli per un soffio sul candidato del centro-destra Tondo, ha rinviato al mittente (Matteo Orfini) la proposta, sostenendo che il PD non sarebbe in grado di fare nomi per Palazzo Chigi, dopo non essere stato capace nemmeno per il Quirinale.
La direzione di annuncia infuocata, anche perché sono numerosi i contrari al governissimo, come la stessa Anna Finocchiaro, pur essendo dalemiana. In realtà, si tratta ormai di un gioco continuo di strategie, finalizzato ad eliminare la controparte interna. C’è chi, tra bersaniani e dalemiani (d’accordo, una volta tanto), vorrebbe tornare subito al voto per cercare di bruciare il candidato Renzi, che quasi certamente sarebbe l’uomo presentato dal PD per la corsa a presidente del consiglio.
C’è, poi, l’ala dei giovani turchi, contrarissimi a un esecutivo insieme a Berlusconi, che farebbero mancare probabilmente i loro voti, sebbene i numeri ci sarebbero comunque per fare il governo. Si tratta solo di vedere se con un PD formalmente unito o sbriciolato.