Precipita lo scontro interno al Partito Democratico. Il sindaco di Firenze, Matteo Renzi, ha attaccato ieri duramente il segretario Pierluigi Bersani sulla sua mancata nomina a grande elettore per la regione Toscana per l’elezione del nuovo capo dello stato.
Renzi avrebbe dovuto fare parte della squadra dei 58 delegati regionali per eleggere il successore di Giorgio Napolitano, a partire dal 18 aprile, ma ieri a sorpresa ha scoperto di essere stato tagliato fuori e che al suo posto è stato nominato un uomo di MpS. Per questo, il sindaco fiorentino si è scatenato dinnanzi alle telecamere, sostenendo di essere stato fatto fuori da una chiamata da Roma e che nel partito c’è l’abitudine a tradire alle spalle, mentre egli parlerebbe sempre franco, anche se a volte con toni apparentemente bruschi. Immediata la reazione di Bersani, che si è difeso, sostenendo che non avrebbe mai anche solo pensato di chiamare qualcuno per impedire la nomina di Renzi a grande elettore.
Uno scontro, quello tra Renzi e Bersani, che rischia di lacerare in modo indelebile il PD e che ricorda molto quello di tre anni fa esatti tra gli allora premier Silvio Berlusconi e il presidente della Camera, Gianfranco Fini (“Che fai, mi cacci?”).
E mentre il PD viaggia diviso e con lo spettro della scissione verso il 18 aprile, il presidente Napolitano riceverà oggi il rapporto dei 10 saggi e pare che sia tentato dalla volontà di affidare l’incarico a un nuovo potenziale premier, in modo da liquidare definitivamente la figura di Bersani dai giochi. Quest’ultimo, infatti, avrebbe intenzione di chiedere al nuovo capo dello stato di ricevere un incarico, pur in assenza di una maggioranza al Senato.