Nel PD è sempre caos. Stavolta, è stata la rivolta di 70 parlamentari del partito contro la gestione del segretario Guglielmo Epifani a fare esplodere i contrasti interni. La pattuglia dei riottosi ha preso carta e penna e ha scritto un messaggio chiaro al reggente del PD e a tutti i vertici di Via del Nazareno: “la base è in subbuglio, non ci sta a un partito che sembra prestare il fianco alle richieste del PDL. O il governo fa qualcosa nell’interesse del paese, o il PD non dovrebbe sostenerlo un solo minuto di più”. Una presa di posizione molto dura, che si riassume in questi concetti. La gestione Epifani non piace ai molti parlamentari del partito, che lisciano il pelo all’ala più di sinistra e anti-berlusconiana della coalizione. Uno sfregio l’avere accettato la sospensione per un giorno delle attività parlamentari.
E a rincarare la dose ci pensa il senatore Felice Casson, secondo cui non sarebbe scontato che il PD voti contro la richiesta di ineleggibilità del Cavaliere in Giunta. Richiesta che sarà presentata dal Movimento 5 Stelle e che quasi certamente troverà una sponda nei post-comunisti di Nichi Vendola e nell’ala più oltranzista del Partito Democratico.
Il segretario Epifani cerca di uscire dall’angolo e in un’intervista al TG3 attacca Berlusconi, sostenendo che la sua richiesta di sospendere i lavori delle Camere sarebbe stata gravissima e senza precedenti neppure negli altri paesi.
Ma più che pro e contro Berlusconi, nel PD si sta consumando una battaglia per la leadership, in vista del congresso di ottobre o giù di lì. I Civati e i Barca anti-Epifani faranno di tutto per catalizzare il voto anti-Cav e per mettere così in difficoltà lo stesso Matteo Renzi, che certo non ha fama di essere un anti-berlusconiano.