Lite nel Partito Democratico sulla legge elettorale, proprio nel giorno in cui si è ufficializzata la corsa per la segreteria, che culminerà nel congresso dell’8 dicembre. Il segretario Guglielmo Epifani aveva precisato che l’eliminazione del Porcellum non potrebbe significare una deriva proporzionalista, che implicherebbe la necessità di fare larghe intese per sempre. Il sindaco di Firenze, Matteo Renzi, ha preso la palla al balzo e ha delineato la sua legge elettorale preferita, ossia un sistema maggioritario e con doppio turno, sullo stile di quello francese, in modo da avere maggioranze certe. In verità, questo tipo di legge elettorale è sempre stato il modello preferito da tutto il PD, ma Renzi pare abbia creato parecchi malumori, tanto che un altro candidato, Gianni Cuperlo, ha lamentato che con questa uscita, il sindaco avrebbe fatto passare il messaggio che gli altri sarebbero degli “inciucioni”.
Per questo, Cuperlo ha chiesto ad Epifani di riunire tutti e quattro i candidati alla segreteria (oltre a Renzi e Cuperlo, anche Gianni Pittella e Pippo Civati), in modo da assumere una linea comune sulla legge elettorale. Che non potrebbe, però, essere seriamente discussa in Parlamento, prima del congresso del PD.
Ma la proposta di Renzi ha anche il sapore dello scontro con il PDL, da sempre contrario a un maggioritario a doppio turno. Il sindaco fiorentino, in sostanza, ci tiene a passare per l’uomo duro della situazione, poco disponibile alla trattativa con gli alleati-avversari e molto propenso a dare voce alla base. Ma a preoccupare il resto del PD è anche la posizione contraria di Renzi all’amnistia. Pur avendola richiesta nel 2012, oggi pare che abbia cambiato idea e ciò alimenta lo scontro e il dibattito dentro al PD.